La Cardiologia e le donne: una questione di gender gap
Ancora stentiamo a comprendere di dover essere considerate un gruppo a sé “diverso”, di essere modestamente rappresentate nelle posizioni apicali, addirittura sottopagate; le nostre capacità culturali, intellettuali e tecniche sono molto alte. Perché il mancato riconoscimento anche in termini economici? Perché la femminilizzazione nel mondo del lavoro incontra ostacoli e resistenze? Il problema è sempre lo stesso: la doppia presenza, la gestione contemporanea di due pattern di vita, familiare e lavorativo, e l’attribuzione del ruolo di accudimento da sempre riservato alle donne. Se ne dibatte da anni, con scarsi risultati, ma il “problema donna” oggi deve diventare sfida e risorsa insieme: sfida in quanto pone riflessioni su esigenze diverse di un mondo diverso e risorsa in quanto offre l’opportunità di pensare a scenari nuovi e modelli nuovi per tutti nel mercato del lavoro attuale. Da tempo il nostro Paese si è occupato di rimuovere gli ostacoli alla donna lavoratrice prima con atti di tutela poi con la promozione di azioni propositive. La prima azione di tutela è espressa dall’articolo 37 della Costituzione <<La donna lavoratrice ha gli stessi diritti e, a parità di lavoro, le stesse retribuzioni che spettano al lavoratore. Le condizioni di lavoro devono consentire l’adempimento della sua essenziale funzione familiare e assicurare alla madre e al bambino una speciale adeguata protezione>>.
A rafforzare questo fondamentale concetto, nel dicembre 1977 la legge 903/9 introdusse il divieto di ogni discriminazione fondata sul sesso per quanto riguarda accesso al lavoro, trattamento retributivo, attribuzione di qualifiche, di mansioni e in genere la progressione di carriera non trascurando i trattamenti di natura previdenziale. Dopo leggi di tutela, nel 1991 compaiono leggi volte alla promozione di azioni positive (legge 125/91), evento che segna un passo in più, mirato a rafforzare il concetto di parità: vengono promosse azioni volte al miglioramento della formazione scolastica e professionale delle donne, al riequilibrio delle responsabilità familiari e professionali nella coppia, a rinforzare la presenza delle donne nel mercato del lavoro nelle posizioni apicali e nei settori in cui appaiono sottorappresentate. Ma ricordiamo che le azioni positive devono essere promosse dai datori di lavoro, dai sindacati e da soggetti istituzionali; inoltre, è fatto obbligo alle amministrazioni pubbliche di adottare piani di azioni positive. La strategia dell’Unione Europea in materia di parità tra donne e uomini a sua volta insiste sull’equilibrio di genere a livello decisionale. Nonostante questa mole di leggi, i dati del Global Gender Gap Report 2017, Eurostat ed anche quelli relativi alla rappresentanza femminile FNOMCeO e delle Aziende Sanitarie ci forniscono realtà diverse, allarmanti, la forbice è troppo ampia; non è solo importante la femminilizzazione della sanità ma avere l’opportunità di poter esprimere il merito. L’Italia oggi è al 76° posto su 149 Paesi nel mondo per la capacità di colmare le differenze di genere, e al 17° posto sui 20 Paesi dell’Europa occidentale. Per tutte queste considerazioni l’ANMCO ha ritenuto necessario svolgere una indagine conoscitiva approfondita su queste tematiche rivolta alle Cardiologhe Socie, in modo da ottenere una fotografia affidabile della situazione reale ed eventualmente proporre strategie migliorative.
Il campione della Survey
Le donne Cardiologhe iscritte all’ANMCO sono 1.812 di cui solo 28 aggregate con età inferiore a 30 anni. Le colleghe con età compresa fra 31 e 40 sono 470, mentre con età fra 41 e 50 sono 534, con età fra 51 e 60 sono 360. Tutte le restanti con età superiore a 60 anni sono 418. Solo di due Colleghe nel database manca l’età. La distribuzione per fascia di età appare piuttosto equa tra le Socie. Su 1.812 socie hanno risposto in 377, pari al 20%. La distribuzione d’età tra le Colleghe che hanno risposto è così divisa: lo 0,5 % tra i 25 e i 30 anni, il 31,8% tra i 31 e i 40 anni, il 34,2% tra i 41e i 50 anni, il 21,5% tra i 51 e i 60 anni, l’11,9% oltre i 60anni. Per il 47,5% hanno risposto Cardiologhe che operano presso un Presidio Ospedaliero/Ospedale afferente ad Azienda Sanitaria Locale, per il 19,4% presso un Ospedale afferente ad Azienda Ospedaliera – Universitaria, per il 23,1% presso Ospedale afferente ad Azienda Ospedaliera autonoma, per il 5,8% presso una Struttura Privata Accreditata, per il 2,7% presso Ospedale di IRCCS, ed infine solo l’1,6% opera all’interno di una Struttura territoriale di Azienda Sanitaria Locale. In riferimento al numero dei posti letto presenti nelle strutture in cui si lavora: il 30% ha tra i 501 e i 1.000 posti letto, per il 29,2% tra i 250 e 500 posti, seguito dal 20,7% con <250 posti. Un numero di posti letto > 1.000 per il 16,7%; solo il 3,4% fa riferimento alla sola attività ambulatoriale. In riferimento al proprio ruolo nell’ambito della struttura lavorativa abbiamo: 72,4% Dirigente Medico, 14,6% incarico di alta Specialità, 6,1% Responsabile di Struttura Semplice, 5% Direttore UOC ed infine il 1,9% Responsabile di UOSD (Figura 1).
I servizi presenti nelle strutture lavorative sono per il 96% UTIC, per l’86,5% servizio di elettrofisiologia/elettrostimolazione, per il 70,3% servizio di Emodinamica con reperibilità h24 (l’Emodinamica senza la reperibilità h24 per il 52,3%). Il servizio di cardiochirurgia risulta presente per il 31%, seguito dal centro trapianti per il 13,3%. Abbiamo chiesto quale fosse l’attività principale per chi si occupa principalmente di cardiologia clinica e le risposte ottenute si sono così suddivise: 66,2% ambulatorio, 57,5% reparto, 51,8% UTIC, 8,5% riabilitazione. Chi si occupa di cardiologia interventistica, come occupazione principale, ha: elettrofisiologia/ elettrostimolazione (43,2%), ICD (37%), PMK (35,8%), emodinamica (34,6%), coronarografia (30,9%), PCI (30,9%), CRT (29,6%), SEF (24,7%), ablazione camere dx (21%), ablazione FA/FLU (17,3%), chiusura PFO/DIA (12,3%), chiusura auricole/altro (9,9%), MITRACLICP (8,6%), TAVI (7,4%), VAD (1,2%). Per chi si occupa di ricerca l’89,2% segue la ricerca clinica e per il 18% la ricerca di base (Figura 2).
I campi di maggior interesse scientifico risultano essere lo scompenso cardiaco (65,5%), l’ecocardiografia (60,7%), le sindromi coronariche (52,8%) e le cardiomiopatie (43,8%) (Figura 3).
Negli ultimi 5 anni il nostro campione per il 44,3% non ha partecipato ad alcun trial clinico e solo il 3% ha più di 5 trial clinici (Figura 4).
I soggetti che hanno partecipato ad almeno un trial sono il 22,5%, mentre per il 29,7% hanno partecipato a un numero di trial compreso fra 2 e 5. Per quanto riguarda gli studi osservazionali il 32,9 % non ha partecipato a nessuno studio negli ultimi 5 anni contro il 66,8% che lo ha fatto. Di questo 66,8% nel dettaglio: la maggioranza (35,3%) ha partecipato ad un numero di studi osservazionali compreso fra 2 e 5, il 27,6% ad un singolo studio ed il 4,2% a più di 5 studi. Indagando il numero di lavori (recensiti su PubMed) pubblicati vediamo come ben oltre la metà del campione (73,2%) presenta un numero di pubblicazioni tra 11 e 50 (Figura 5).
Circoscrivendo la stessa domanda agli ultimi 5 anni otteniamo un risultato verosimilmente concorde al dato precedente: il 68,9% del campione rientra nell’intervallo 5 – 10. E’ stato chiesto inoltre quante donne ANMCO avessero incarichi di insegnamento in Corsi di Laurea e Specializzazione. La stragrande maggioranza (88,3%) ha risposto con “altro” e solo il 9% ha incarichi all’interno di un Corso di Specializzazione. Il restante 2,7% insegna in Corsi di Laurea in Medicina (Figura 6).
Passando al tipo di contratto lavorativo, la maggioranza (90,7%) lavora a tempo indeterminato e solo il 5,3% ha un contratto a tempo determinato. Inoltre, il 17,2% lavora a tempo pieno e l’1,6% part-time. Un’area che abbiamo deciso di indagare è quella della soddisfazione lavorativa intesa come la misura in cui le persone si sentono realizzate nel proprio lavoro, rispetto al quale sviluppano emozioni positive, e quella riferita alla soddisfazione rispetto alla carriera intesa come la comprensione e la valutazione interiore della donna della propria carriera, considerando qualsiasi dimensione da lei ritenuta importante, compresi i vari ruoli assunti nel corso della carriera lavorativa, il reddito individuale e lo status assunto nel tempo. Una sorta di valutazione del movimento della donna nel corso delle sue esperienze lavorative. I risultati per quanto riguarda la soddisfazione lavorativa ci dicono che il 58,1% è abbastanza soddisfatta, il 21,5% lo è poco, il 17,8% lo è molto, ed il 2,7% per niente (Figura 7).
Sul piano della soddisfazione di carriera i risultati mostrano che il 45,4% delle intervistate è abbastanza soddisfatto, il 36,9% poco, il 10,3% molto e il 7,4% per niente (Figura 8).
Delle donne ANMCO più della metà (62,6%) ha figli, contro il 37,4% che non ne ha (Figura 9).
Abbiamo strutturato delle domande per approfondire il ruolo della donna nelle posizioni di vertice all’interno delle strutture dove lavorano le partecipanti all’intervista. Si nota come il Direttore di Dipartimento nel 91,2% (Figura 10) ed il Direttore della UOC nell’81,2 % (Figura 11) è di sesso maschile.
Chiedendo in modo diretto alle partecipanti se avessero discriminazioni nella progressione della loro carriera si evidenzia una risposta affermativa per il 51,2% (Figura 12).
Infine, si è scelto di lasciare l’ultima domanda aperta: <<Cosa può fare ANMCO per migliorare il ruolo della donna nel mondo cardiologico?>>. Alcune risposte si sono più volte ripetute e le indichiamo a seguire.
- Insegnare a rispettare il ruolo di donna professionista, medico, mamma e moglie.
- Favorire l’equità nella distribuzione dei ruoli apicali.
- Parità all’interno delle Strutture.
- Bilanciare il numero di donne e uomini negli eventi scientifici dell’associazione.
- Incontri tra le donne, organizzate dalle donne e corsi di enpowerment femminile.
- Nei congressi e nelle cariche Societarie almeno il 50% siano donne medico, per cambiare la mentalità ed incoraggiare le giovani colleghe a farsi avanti.
- Aumentare il numero delle donne nel Direttivo e mettere solo nomi di donne come autrici della Survey.
Considerazioni conclusive
I risultati di questa Survey sono in linea con ricognizioni simili svolte nel recente passato da Associazioni Scientifiche o Sindacali (GISE, FNMCeO, ANAAO) nel mondo della medicina, ma anche in altri settori del mondo del lavoro come industria e finanza, tutti concordi nel confermare e documentare la scarsa presenza delle donne nei ruoli apicali. Per tornare alla nostra Survey la percentuale di donne in ruoli apicali si aggira intorno al 18,8%, molto vicina al 17,5 % dei risultati prodotti da ANAAO nel 2017. Circa il 76% delle donne ANMCO si dicono soddisfatte del proprio lavoro, ma molto meno, circa il 55% della propria carriera. Anche questo in analogia con altri censimenti, dai quali emerge peraltro una percentuale ancora più bassa di donne che si dicono soddisfatte del proprio lavoro e carriera, quasi che il mondo cardiologico fosse un po’ più vicino alle aspettative femminili. I campi di interesse delle Socie ANMCO sono ancora prevalentemente quelli “clinici”: scompenso cardiaco, ecocardiografia, molto meno rappresentato quello per le metodiche interventistiche e la cardiochirurgia, anche qui un gap da colmare. Per quanto riguarda infine le azioni che l’ANMCO deve mettere in campo per migliorare il ruolo della donna nel mondo cardiologico, pur tenendo presente che la domanda è un po’ generica, pare nettamente prevalere il riferimento ad un modello tipo “quote rosa”, dando le stesse opportunità alle donne rispetto agli uomini in termini di innovazione, progettualità e ricerca, segno evidente, a nostro parere, della necessità di avviare una discussione ampia, articolata e profonda e non fermarsi al solo concetto di parità; è infatti più che mai necessario acquisire gli strumenti per interpretare i mutamenti in corso, per attrezzarsi alle sfide che già il presente ci sta ponendo, e dare una risposta alta in termini di analisi, cultura e aggiungiamo, consapevolezza.