Quando gli istinti dirigono i nostri comportamenti
Davide è un neurochirurgo irresistibilmente attratto dal desiderio di entrare in contatto con le proprie pulsioni, fino alle estreme conseguenze
Fabio Bacà è l’autore del singolare e divertente romanzo “Benevolenza cosmica”, grande successo del 2019. Con “Nova”, il suo secondo libro, scrive una commedia brillante e ricca di umorismo, una storia esplosiva, cupa, feroce e a tratti surreale nella quale gli elementi comici stralunati accompagnano il lettore lungo tutto il corso del romanzo, portandolo in territori inesplorati e inaspettati. L’autore ha deciso di punteggiare il testo con interessanti riflessioni sul corpo e sul suo funzionamento, introducendo una componente saggistica che appare colta e utile, ma che risulta a tratti straniante rispetto al ritmo incalzante della narrazione. Fabio Bacà ha raccontato in un’intervista di essersi documentato e di aver approfondito questi argomenti su testi di neurologia divulgativa che lo hanno appassionato e convinto così ad approfondire tematiche legate al cervello, trasferendo poi al personaggio di Davide, protagonista del libro, i suoi studi amatoriali e le nuove competenze acquisite. Davide è un uomo normale, medico neurochirurgo di professione, un borghese placido che conduce, a Lucca, un’esistenza come tante altre, una vita che definiremmo tranquilla. Davide vive con la moglie Barbara, logopedista, rigidamente vegana, e con il mite figlio adolescente Tommaso, grande appassionato di astronomia. L’apparente normalità della vita condotta dalla famiglia è destinata ad essere messa in discussione da un emergente desiderio da parte del protagonista di indagare il proprio rapporto con la violenza e l’aggressività. Davide cercherà ben presto di entrare in contatto con le proprie pulsioni, messe a tacere dall’educazione ricevuta e dal contesto socio-culturale nel quale vive da sempre, proprio lui che fino ai suoi quarantatré anni ha risolto tutti i dissidi ai quali ha dovuto far fronte esercitando una pacatezza divenuta proverbiale. Sarà necessario per Davide rivedere la propria posizione sulla violenza perché l’attitudine alla ricomposizione delle controversie che lo ha caratterizzato fino a quel momento diventerà inadatta a dirimere le vicende che accadranno da un certo punto in poi della narrazione. La vicenda che fa da spartiacque, creando questa nuova consapevolezza nella mente del protagonista, avviene in un ristorante nel quale il medico si reca per incontrare la moglie e il figlio, improvvisamente aggrediti da un uomo e difesi da un altro mai visto prima. Davide osserva e assiste alla scena da lontano, dalla soglia della porta, ma non riesce a muoversi, rimane pietrificato perché non sa come agire e, da quel momento in poi, sentirà un senso di inadeguatezza e manchevolezza, si sentirà un vigliacco per non aver alzato un dito e non essere intervenuto in aiuto dei suoi familiari. Da quell’episodio in avanti la sua vita è destinata a cambiare. Davide, infatti, si mette sulle tracce di Diego, l’uomo che ha difeso Barbara al ristorante, con lo scopo di scoprire chi si celi davvero dietro a quella persona dalle fattezze curiose e dal modo di agire così impulsivo; Diego, che non è di certo un energumeno, è una persona dal pensiero raffinato, è un monaco e maestro zen che pratica arti marziali e che è giunto a condurre questo stile di vita a partire da vicende personali drammatiche – un passato pieno di violenze e soprusi – raccontato dall’autore in una lunga e coinvolgente parentesi narrativa. Dopo aver approfondito la conoscenza di Diego, Davide inizia ad entrare in contatto con pulsioni sopite e celate, ad avvicinarsi al suo nucleo di violenza e agli istinti primordiali, alla sua parte più oscura dalla quale è contemporaneamente attratto e disgustato; sembra che improvvisamente Davide si renda conto di quanto sia relativa la sua conoscenza della mente umana nonostante il lavoro che egli esercita da anni come neurochirurgo e quindi esperto di dinamiche fisiologiche, ma anche psicologiche, legate al funzionamento del cervello. È interessante, a tal proposito, che si crei nel romanzo una dicotomia tra la bellezza e la raffinatezza delle funzionalità neurologiche, come detto studiate e ben illustrate dall’autore attraverso il medico protagonista, e la “volgare” sbrigatività del cervello, messa in atto, in alcuni episodi narrati, da pulsioni violente come in occasioni triviali, come la banale ricerca di un parcheggio per l’automobile. La violenza come pulsione tanto esecrata e ritenuta controproducente nella società, è quella parte nascosta del sé che Davide ha sempre subìto fino a quel momento e che trova una personificazione nel suo vicino di casa che ha un precedente penale e con cui si trova a dover avere a che fare per i decibel troppo alti della musica del suo locale. Diego, al contrario, ha elaborato diversamente nel tempo il concetto di violenza, definendola addirittura il Potere, perché, praticando la meditazione zen come monaco, è entrato in contatto con una filosofia orientale che ha, per sua natura, delle connotazioni violente e lascia libero il fluire di istinti aggressivi.
Diego diverrà fonte di ispirazione per Davide fino alle più estreme conseguenze in un susseguirsi di eventi molto coinvolgenti e non rivelabili per non rovinare i numerosi effetti-sorpresa di cui è costellato il testo. Fabio Bacà utilizza fin dal titolo Nova è un fenomeno astronomico per cui avviene una esplosione nucleare su una stella – una metafora per raccontare quella violenza che può esplodere in ciascuno di noi e ama utilizzare un linguaggio colto e raffinato facendo un grande uso dell’umorismo e di surreali scene incalzanti per condurci ad un finale pirotecnico ed apocalittico talmente inaspettato da cogliere, crediamo, il lettore alla sprovvista.