La pandemia da Covid 19 degli ultimi due anni ha comportato, tra le altre conseguenze, anche la modificazione di molti stili di vita consolidati nel tempo e ha messo in discussione paradigmi formativi non più rispondenti ai bisogni concreti del soggetto considerato nella sua unicità identitaria. L’approccio sempre più parcellizzato e frammentato al sapere fa correre all’indagine scientifica il rischio concreto di non cogliere la globalità dell’individuo e, dunque, di non soddisfare il benessere sociale ed esistenziale e la qualità della vita a cui egli, in una prospettiva democratica, legittimamente aspira. Il riduzionismo specialistico della ricerca, cioè, nell’intento di “approfondire il frammento”, si rivela sempre più inadeguato a cogliere la totalità dell’esistenza e a soddisfarne la tensione emancipativa. La conseguenza è che l’indagine scientifica, se vuole porsi concretamente al servizio dell’individuo e della comunità, non può rimanere chiusa in se stessa ma è chiamata ad aprirsi, a “costruire ponti di negoziazione e di mediazione” tra ambiti disciplinari anche apparentemente lontani. Ciò vale, ad esempio, per la medicina e la pedagogia, in particolare quella speciale, le cui pratiche terapeutiche e di cura sono state caratterizzate (e in parte lo sono ancora) da logiche classificatorie e approcci riduzionistici sostanzialmente disumanizzanti e discriminanti più che inclusivi ed emancipativi del soggetto. Come afferma Patrizia Gaspari, quando la medicina parla di diagnosi e di certificazione separa l’oggetto dal soggetto e, riducendo quest’ultimo a mera evidenza empirica, lo spersonalizza e non lo comprende. La linearità “diagnosi-terapiaguarigione” restringe di molto il campo dell’agire medico che non tiene conto della complessità della persona e dell’importanza della cura educativa. Per questo è necessaria una radicale trasformazione dell’itinerario educativo del soggetto, specie di quello disabile, col ricorso a paradigmi interpretativi centrati sull’individuo: “la persona – scrive ancora la Gaspari – non va riduttivamente valutata in sintomi, evidenze e anomalie, ma va compresa nella globalità delle dimensioni esistenziali perché non si può curare qualcuno senza sapere chi è e, soprattutto, senza avere cura della ridefinizione del personale progetto di vita”. In tale direzione l’approccio autobiografico-narrativo può dare un importante contributo.
La narrazione è cura educativa del soggetto all’interno di una rete di relazioni finalizzate alla costruzione di un progetto che oltrepassi i limiti del terapeutico per farsi integralmente umano e formativo. Da qui la necessità di una ri definizione delle competenze professionali degli operatori socio-sanitari secondo una logica eco-sistemica, pluridisciplinare e integrata che superi il dilemma tra l’assistenziale e l’educativo, tra la terapia le a cura. I cospicui investimenti di risorse previsti nel Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) per potenziare le strutture socio sanitarie e salvaguardare in maniera più efficace la salute dei cittadini, costituiscono un’occasione unica e irripetibile per affrontare seriamente e organicamente la formazione/riqualificazione delle professioni socio-sanitarie in tale prospettiva. Nessuno può mai disconoscere o sottovalutare, a meno che non si voglia offendere la verità, il ruolo fondamentale delle scienze mediche e il contributo determinante degli operatori socio-sanitari nella gestione dell’emergenza pandemica degli ultimi due anni, si tratta soltanto di cogliere il significato più profondo dell’intervento educativo che spinge a superare i limiti di una valutazione diagnostico-terapeutica dell’individuo. Il dialogo tra medicina e pedagogia obbliga le due aree disciplinari ad affrontare i bisogni individuali e sociali in maniera sistemica e condivisa evitando il rischio di rapporti dialettici sbilanciati o di processi di impoverimento epistemologico. Nell’autonomia costitutiva di ciascun ambito, occorre ricercare alleanze tra le due aree in quanto entrambe nella loro specificità epistemologica si prendono cura delle persone per valorizzare potenzialità e risorse attraverso la promozione di un progetto integrato di ri-definizione delle loro esistenze.
Nota bibliografica
Per un approfondimento dei rapporti tra Medicina e Pedagogia si rimanda a:
- C. Palmieri, La cura educativa. Riflessioni ed esperienze tra le pieghe dell’educare, Milano, Franco Angeli, 2014.
- P. Gaspari, Per una Pedagogia speciale oltre la medicalizzazione, Milano, Guerini Scientifica, 2017.
- M. Corsi, Il tempo sospeso. L’Italia dopo il Coronavirus, Milano, Franco Angeli, 2020.