Tempo di sopravvivenza dei cioccolatini in un reparto ospedaliero: studio osservazionale

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Tempo di sopravvivenza dei cioccolatini in un reparto ospedaliero: studio osservazionale

Il SSN italiano e quello di altri paesi dell’UE: alcuni dati (inaspettati?)

Il rapporto dei cittadini italiani con il SSN

Certamente è un titolo strano, ma la ricerca (seria?) permette di condividere alcune considerazioni sulla Sanità attuale.

Lo studio
Lo studio, multicentrico, prospettico, osservazionale condotto in 4 reparti ospedalieri in UK prevedeva di collocare 700 g di cioccolatini (258 pezzi) di due qualità in ogni reparto, sotto sorveglianza continua e con l’obiettivo primario di verificare la sopravvivenza media dei cioccolatini. Durante il periodo di osservazione di circa 4 ore, il 74% dei cioccolatini è stato mangiato, con una mediana del tempo di sopravvivenza di un cioccolatino di 51 minuti e un’emivita (tempo al quale il 50% dei cioccolatini sono stati mangiati) di 99 minuti. Gli autori concludono affermando che il tempo di sopravvivenza dei cioccolatini, in un reparto ospedaliero è relativamente breve. Lo studio, indiscutibile prova di straordinaria e fantastica creatività è stato pubblicato sul numero di Natale 2013 del prestigioso British Medical Journal(1).

Cosa aggiunge alle attuali conoscenze?
Ma oltre all’inevitabile sorriso strappato durante la lettura, durante la quale ognuno avrà certamente ricordato le esperienze personali al riguardo, cosa può aggiungere, in tema di riflessioni sull’attuale sanità? Molte, stranamente, secondo noi. Dovremmo innanzitutto ricordare l’origine delle scatole di cioccolatini in un reparto ospedaliero; è certamente esperienza comune che la gran parte giungano come segno di considerazione e ringraziamento da parte di pazienti o loro familiari, a testimonianza di una sorta di legame/ alleanza costruttiva tra operatori sanitari e pazienti. Le considerazioni scientifiche, ancora scherzose ma peraltro vere, potrebbero riguardare il fatto che la cioccolata (fondente) può migliorare il tono dell’umore e gli stati emozionali negativi dei riceventi(2) (gli operatori sanitari), inoltre mentre sia i donatori (i pazienti) che i riceventi riferiscono maggiori sentimenti di vicinanza al loro “gift” partner(3). Questo è lo spunto per affrontare, brevemente, alcuni problemi dell’attuale rapporto dei cittadini con la sanità e gli operatori sanitari che sembra essersi nuovamente deteriorato dopo un breve periodo di riavvicinamento durante la pandemia. Alcuni dati a testimonianza. Nel triennio 2019-2021 sono stati più di 4.800 i casi codificati dall’INAIL come violenze, aggressioni, minacce e similari nei confronti del personale sanitario e socio-sanitario, ma sono sicuramente di più, considerato che a volte non vengono denunciati dalle vittime(4). I numeri dei contenziosi contro operatori e strutture sanitarie sono altrettanto allarmanti. Circa 300.000 cause giacciono nei tribunali e circa 35.000 sono intentate ogni anno. Il 66% dei procedimenti civili e il 95% di quelli penali viene respinto, a testimonianza di una quota considerevole di liti “temerarie”(5). Il dato non sorprende se analizziamo alcuni dati della Commissione Europea, datati ma gli ultimi disponibili(6). La percezione generale dei cittadini dell’UE sugli errori medici è molto eterogenea. In media il 78% ritiene che rappresentino un importante problema nel loro paese, tale preoccupazione sale vertiginosamente al 97% nei cittadini italiani (primi in classifica) (Figura 1), così come il 64% (contro una media UE del 40%) teme, nella propria vita, di incorrere in un errore medico serio (terzi in classifica UE).

Figura 1 – Gli errori medici sono un importante problema nel tuo paese? Risposte dei cittadini UE

Alcuni dati (inaspettati?) nell’Unione Europea
I dati testimoniano in maniera chiara la sfiducia di una parte dei cittadini italiani nei confronti del SSN e dei medici in particolare. Ma quali sono le motivazioni? Certamente gioca un ruolo importante l’immagine data da alcuni media riguardo alcuni punti fondamentali. Vediamo alcuni dati forniti da un recente documento dell’UE(7) (si potrà eventualmente discutere sull’attendibilità dei dati stessi e sulle differenze regionali tipicamente italiane).

  1. L’opinione comune è che i medici in Italia siano molti, troppi. In realtà il numero di medici in Italia è esattamente nella media UE (4/1.000 abitanti) ma, a differenza di molti altri paesi, è rimasto sostanzialmente invariato nel periodo 2010-2020 (Figura 2). Il numero di infermieri è invece significativamente inferiore alla media UE (6.3/1.000 vs 8.3/1.000) e quindi, nell’ottica dell’efficienza del lavoro di team medici/infermieri, l’Italia ha numeri sfavorevoli rispetto alla media UE(7);
Figura 2 – Numero di medici per 1000 abitanti in UE, 2010 e 2020 (o anno più vicino)
  1. Le liste di attesa, una delle principali cause di percezione negativa della sanità, non sono un problema tipicamente italiano. Pur ammettendo che il problema sia serio e reale si può considerare, a solo titolo di esempio, che il tempo medio di attesa per una protesi di ginocchio o per un intervento di cataratta era, nel 2019-2020, tra i più bassi dell’UE, pur considerando che il numero di posti letto in Italia è significativamente inferiore (3.2/1.000 vs 5.0/1.000 abitanti dell’UE) (Figura 3)(7);
Figura 3 – Posti letto per 1.000 abitanti in UE, 2010 e 2020 (o anno più vicino)
  1. L’inappropriatezza prescrittiva.

Argomento di massima importanza su cui si dibatte da anni, ma è un problema tipicamente italiano? I dati del documento dell’UE, al riguardo, forniscono interessanti spunti. Il numero di TC e RMN eseguite per unità di popolazione viene spesso utilizzato quale marker di inappropriatezza prescrittiva e rappresenta, numericamente, uno dei principali problemi del recupero post-COVID delle prestazioni. Ebbene, il numero di TC/RMN/PET eseguite in Italia per mille abitanti (178/1.000) è significativamente inferiore rispetto alla media UE (219/1.000 abitanti) e in Francia, addirittura, tale numero è quasi doppio (331/1.000)(7). Inoltre, con l’avanzare delle conoscenze scientifiche il numero delle prestazioni necessarie a soddisfare il cosiddetto “bisogno di salute” della popolazione cresce in maniera lineare. A solo titolo d’esempio, per rimanere in campo cardiologico, le extrasistoli ventricolari. Non so quanti cardiologi abbiano pensato all’inappropriatezza di esami strumentali nei soggetti con visita clinica negativa e occasionale reperto di extrasistoli ventricolari, certamente qualcuno o forse molti. Le linee guida ESC del 2022 sulle aritmie ventricolari indicano, per questi pazienti, la necessità di eseguire ECG, visita, ecocardiogramma ed ECG Holter 24 ore e RM cardiaca nei soggetti anche con esami strumentali negativi ma più anziani ovvero con morfologia dei BEV tipo BBdx(8). Quanti, anche solo 10-15 anni fa, avrebbero prescritto questi esami a un soggetto con riscontro occasionale di extrasistoli ventricolari e visita negativa?

In conclusione
La percezione di una parte dei cittadini italiani nei confronti della sanità è certamente negativa, condizionata da informazioni in parte inadeguate quando non distorte e le conseguenze sulla serenità degli operatori sono talora drammatiche. In sanità esistono certamente molti problemi, in parte sanabili con interventi organizzativi, ma la soluzione strutturale non può che passare dall’adeguamento delle risorse alle conoscenze attuali, quantomeno per restare nella media europea. In Italia la spesa procapite per la sanità è inferiore di oltre 500 euro rispetto alla media UE (Figura. 4) e tale differenza rimane significativa anche se rapportata al prodotto interno lordo.

Figura 4 – Spesa per la salute pro-capite in UE, 2020 (o anno più vicino)

Nel frattempo, e in aggiunta, attraverso un paradigma che passi da una nuova e concreta alleanza tra pazienti e operatori sanitari/sanità pubblica (attraverso interventi su media, società scientifiche, associazioni di pazienti e cittadini) dovremmo ricostruire, con priorità assoluta, il rapporto in parte deteriorato tra cittadini e sanità. I cioccolatini in reparto saranno un marker affidabile di questa nuova alleanza. A oggi, purtroppo, possiamo solo dire che «La vita è uguale a una scatola di cioccolatini, non sai mai quello che ti capita» (Forrest Gump).


  1. Parag R Gajendragadkar et al. The survival time of chocolates on hospital wards: covert observational study. BMJ2013;347:f7198.
  2. Ji-Hee Shin et al. Consumption of 85% cocoa dark chocolate improves mood in association with gut microbial changes in healthy adults: a randomized controlled trial. Journal of Nutritional Biochemistry 99 (2022) 108854.
  3. Lara B. Aknin et al. Give a piece of you: Gifts that reflect givers promote closeness. Journal of Experimental Social Psychology 60 (2015) 8–16.
  4. https://www.salute.gov.it/portale/professioniSanitarie/
  5. Fonte: Tribunale del malato 2015 e Commissione Parlamentare d’inchiesta sugli errori sanitari 2013.
  6. Medical Errors, European Commission. Special Eurobarometer 241/Wave 64.1 & 64.3–TNS Opinion & Social 2006.
  7. OECD/European Union (2022), Health at a Glance: Europe 2022: State of Health in the EU Cycle, OECD Publishing, Paris.
  8. Zeppenfeld K et al. 2022 ESC Guidelines for the management of patients with ventricular arrhythmias and the prevention of sudden cardiac death. European Heart Journal (2022) 00, 1–130.

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