Stato dell’arte della Telemedicina in Cardiologia: Survey dell’ANMCO Lazio

HomeDalle Regioni

Stato dell’arte della Telemedicina in Cardiologia: Survey dell’ANMCO Lazio

L’ANMCO Lazio ha condotto una Survey con lo scopo di valutare l’esistenza, la tipologia e le modalità di implementazione di programmi di Telemedicina nelle Cardiologie della Regione e di evidenziarne le criticità e le possibilità di sviluppo

La lunga strada verso la Sanità Digitale

Premessa
La Telemedicina, intesa come modalità di comunicazione a distanza, interattiva, tra paziente e “caregiver”, in tempo reale, con l’uso di apparecchiature di telecomunicazione audio e video, e finalizzata alla diagnosi e la cura a distanza, rappresenta uno degli ambiti principali della Digital Health. La Pandemia COVID-19 ha fortemente condizionato l’accesso alle cure a causa delle restrizioni sull’attività ambulatoriale e degenziale di tutte le patologie ascrivibili alla cosiddetta “cronicità cardiologica”. Questi aspetti “restrittivi” hanno richiamato l’attenzione sull’impellente necessità di implementazione nella pratica clinica quotidiana di programmi di Telemedicina, allo scopo di salvaguardare il principio dell’equità di accesso alle cure. L’emergenza pandemica ha inoltre reso evidente la necessità di una regolamentazione della Telemedicina, in particolare in relazione alle visite specialistiche ambulatoriali, auspicandone l’integrazione nei tradizionali percorsi di diagnosi e terapia (PDTA). Nel Lazio un importante passo avanti nella istituzionalizzazione e regolamentazione delle prestazioni di Telemedicina è stata rappresentata dal Decreto del Commissario ad Acta del 22 luglio 2020, n. U00103, inerente l’attivazione dei servizi di Telemedicina in ambito specialistico e territoriale e il contestuale aggiornamento del Catalogo Unico Regionale, che hanno definito gli ambiti e le modalità di utilizzo della Telemedicina e hanno riconosciuto un corrispettivo economico alle prestazioni di televisita. Analogamente a livello nazionale la Conferenza Permanente per i Rapporti Stato Regioni ha fornito le Indicazioni Nazionali per l’Erogazione delle Prestazioni in Telemedicina. A circa due anni da tali riconoscimenti istituzionali, l’ANMCO Lazio ha condotto una Survey, con lo scopo di valutare l’esistenza, la tipologia e le modalità di implementazione di programmi di Telemedicina nelle Cardiologie della Regione e di evidenziarne le criticità e le possibilità di sviluppo. Le Cardiologie che hanno partecipato alla Survey sono state 21 e i risultati sono stati presentati nel corso del Congresso Regionale 2022 (Figura 1).

Figura 1

Dalle risposte alle domande poste è emerso che nella totalità delle Cardiologie viene effettuata una qualche forma di Telemedicina. Le tipologie di prestazioni sono rappresentate da lettura ecg da remoto (tramite specifiche app su smarphone o piattaforme aziendali), teleconsulti, rinnovo di piano terapeutico, televisita, valutazione di parametri vitali e laboratoristici, consulenze cardiologiche da remoto e controllo remoto dei device (pace-maker, defibrillatori, looprecorder). Quest’ultima tipologia di Telemedicina rappresenta la prestazione più frequente (81%), mentre le altre prestazioni sono molto meno rappresentate (Figura 2).

Figura 2

Nella metà dei casi le attività di Telemedicina sono svolte su iniziativa personale dei singoli cardiologi, mentre in un 25% dei casi sono inserite all’interno di un PDTA aziendale e solo nel restante 25% hanno un riconoscimento istituzionale con unità operative dedicate o incarichi professionali specifici a livello aziendale. Gli ambulatori in cui vengono effettuate visite specialistiche cardiologiche in Telemedicina sono principalmente l’ambulatorio dello scompenso cardiaco (43%) ed aritmologico (43%), mentre più raramente (23%) le visite in Telemedicina vengono effettuate nell’ambulatorio della cardiopatia ischemica. In questi ambulatori, la visita in telemedicina viene generalmente effettuata per rinnovo di piani terapeutici (57%) e meno frequentemente (29%) per rivalutazione clinica dopo dimissione ospedaliera, prevalentemente utilizzando delle piattaforme aziendali sviluppate localmente. Tipicamente, la Televisita viene prenotata su richiesta specialistica interna ed eseguita sia su agende dedicate sia su agende miste (insieme alle visite in presenza), non sempre però previa richiesta con ricetta dematerializzata. Le attività diverse dalla televisita (consulenza su allarme di device, refertazione ecg, analisi di parametri vitali e di laboratorio, ecc) invece, vengono svolte in maniera piuttosto estemporanea e non codificata (Figura 3).

Figura 3

Il personale medico che svolge le attività di Telemedicina è il medesimo impegnato nell’attività in presenza, mentre in circa la metà delle Cardiologie esiste personale infermieristico dedicato alla Telemedicina (principalmente per il controllo da remoto dei device). Un altro dato interessante che è emerso dalla survey è quello riguardante la modalità di comunicazione con il paziente che nella maggioranza dei casi avviene ancora tramite telefono fisso (71% dei casi) e solo raramente (5%) con modalità video.

Considerazioni
La survey dell’ANMCO Lazio sullo stato dell’arte della Telemedicina nella nostra Regione ha evidenziato che, a oggi, il controllo remoto dei device rappresenta la prestazione a distanza più utilizzata e strutturata, con tempi e personale dedicato. Per contro, la televisita non è ancora entrata pienamente a far parte della pratica clinica quotidiana, rappresentando ancora una parte minoritaria delle prestazioni effettuate. Appare inoltre evidente che, nella maggior parte dei casi, l’organizzazione delle attività di Telemedicina, diverse dal controllo remoto dei device, non è codificata in tempi e con modalità definite, ma è basata sulle iniziative e disponibilità individuali dei singoli cardiologi. I motivi di tale mancata implementazione sono molteplici. Un primo elemento è innegabilmente rappresentato dalle dotazioni tecnologiche e dalle reti informatiche di molte aziende che risultano obsolete e incompatibili con le tempistiche stringenti delle attività cliniche ambulatoriali e non. A ciò si aggiunge la possibile reticenza di molti clinici ad effettuare una valutazione medica senza visitare fisicamente il paziente. Inoltre, un altro elemento determinante è rappresentato dalla stessa popolazione dei pazienti cardiologici, che in genere sono pazienti di età avanzata e che pertanto non sempre hanno accesso alle tecnologie digitali. Infine, i processi di erogazione della prestazione in telemedicina prevedono dei passaggi di informazione, formazione e recall del paziente (o del care-giver) che richiedono tempi (difficilmente quantificabili e non contabilizzabili) e personale dedicato, attualmente difficilmente reperibile nelle diverse realtà sanitarie. Poiché però la possibilità di effettuate prestazioni sanitarie a distanza rappresenta un innegabile vantaggio offerto dall’evoluzione tecnologica in ambito medico, ogni sforzo andrebbe fatto da parte delle istituzioni locali e nazionali per rendere possibile questa transizione culturale e tecnologica in tutte le aziende del Sistema Sanitario Nazionale. Tale processo evolutivo deve indubbiamente passare attraverso l’aggiornamento dei sistemi tecnologici disponibili, la semplificazione delle procedure, la formazione di personale medico e infermieristico dedicato e l’organizzazione di percorsi che integrino l’assistenza in presenza con la Telemedicina. Tali evoluzioni appaiono ancor più necessarie in previsione di un’auspicabile condivisione delle informazioni sanitarie tra le varie aziende sanitarie e tra ospedale e territorio, per garantire, nel rispetto della privacy, la continuità assistenziale del paziente in tutte le fasi della sua storia clinica.

Autori

, , , , , , , ,