Gli Ospedali Riuniti Padova Sud durante la pandemia COVID-19

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Gli Ospedali Riuniti Padova Sud durante la pandemia COVID-19

L’esperienza dei Cardiologi nell’Ospedale veneto simbolo della lotta al COVID-19

Una breve intervista tra i tanti che hanno vissuto e stanno vivendo in prima linea i duri mesi della pandemia

L’Ospedale Madre Teresa di Calcutta – Ospedali Riuniti Padova Sud di Monselice (Padova) è stato inaugurato nel novembre 2014 riunendo i quattro nosocomi di Monselice, Este, Montagnana e Conselve in Provincia di Padova. È un Ospedale di Rete per acuti a servizio di circa 180.000 abitanti. L’U.O.C. Cardiologia è diretta dal 2017 dal Dott. Giampaolo Pasquetto e l’equipe è formata da 12 cardiologi, 40 infermieri, 7 OSS. Al suo interno è presente una UOS di Emodinamica. L’Unità Coronarica conta 8 posti letto, mentre 12 sono i posti di degenza ordinaria e 1 di Day Hospital. È dotata di due sale di Emodinamica e una sala di Elettrofisiologia, di 7 ambulatori, dell’Ambulatorio dello Scompenso Cardiaco e di Riabilitazione Cardiologia post-degenziale. Dal settembre 2020 l’Emodinamica lavora in regime H24 7 giorni su 7 nella rete STEMI Regionale per il trattamento dell’infarto miocardico acuto. L’Ospedale Madre Teresa di Calcutta è diventato dal febbraio 2020 l’Ospedale veneto simbolo nella lotta contro il COVID, essendo stato il primo coinvolto nella pandemia e poi identificato come COVID Hospital per l’Azienda Sanitaria Euganea, che è numericamente la più grande tra le aziende del Veneto.

Scorcio esterno dell’Ospedale Madre Teresa di Calcutta, Padova Sud

In questi due anni, l’Ospedale è stato più volte convertito “per intero” alla lotta contro l’infezione da SarsCoV-2 e l’U.O. di Cardiologia ed il personale afferente ad essa ne ha seguito il medesimo destino. Ci è sembrato giusto (anche per un senso di “riconoscenza” da parte di tutta la Cardiologia del Veneto) sentire direttamente la viva voce dei protagonisti di questa lotta. Abbiamo perciò posto alcune domande al Dott. Giampaolo Pasquetto, Direttore della Cardiologia e al Dott. Francesco Bacchion, emodinamista presso la medesima U.O.

Scorcio esterno dell’Ospedale Madre Teresa di Calcutta, Padova Sud

Il 21 febbraio 2020 il vostro Ospedale venne chiuso, dopo aver identificati i primi due pazienti positivi al SARSCoV-2 nel Veneto. Cosa vi ricordate di quel momento?
La notte tra il 20 e il 21 Febbraio ci fu un caso strano in Terapia Intensiva. Un anziano affetto da una polmonite interstiziale ma con caratteristiche particolari. L’intuizione di un infettivologo e di una anestesista: “E se fosse il nuovo virus?”. Si scopriva così il primo paziente COVID-19 in Veneto, che diveniva purtroppo poco dopo la prima vittima di COVID-19 in Italia. Il resto è storia nota, raccontata da tutti i media nazionali. L’Ospedale venne subito quarantenato e blindato, furono eseguiti tamponi molecolari su tutti i presenti, personale sanitario, pazienti, assistenze. I colleghi in turno quel giorno rimasero in Ospedale per oltre 36 ore, in attesa del referto del tampone molecolare e della “liberazione”.

Il reparto di Cardiologia

Come avete vissuto le prime settimane della pandemia e quale è stato il contributo della Cardiologia e dei Cardiologi nel primo periodo dell’emergenza pandemica?
Dopo due settimane di chiusura per la sanificazione, il 16 marzo, seguendo le disposizioni del Ministero, vennero istituiti i COVID Hospital e il nostro fu uno di essi. Lo sforzo organizzativo fu impressionante soprattutto per la rapidità con cui venne rimodulato l’Ospedale. Vennero allestiti 25 posti letto di Terapia Intensiva utilizzando anche i letti dell’Unità Coronarica, aumentabili a 50 sfruttando l’area della Recovery Room post-chirurgica. Venne allestito subito un Reparto di Terapia Subintensiva Pneumologica con l’arrivo di Pneumologi dall’Ospedale di Cittadella (Padova Nord, ndr). Ovviamente anche l’organizzazione della Cardiologia venne rivista: una unità cardiologica venne destinato alla Subintensiva Pneumologica, venne mantenuta la guardia attiva H24 cardiologica per il Pronto Soccorso (nel frattempo divenuto “solo” Punto di Primo Intervento, perché convertito interamente alla patologia COVID-19), si mantennero le attività ambulatoriali per le prestazioni urgenti e quelle differibili non oltre i 10 giorni anche grazie alla collaborazione con il Distretto territoriale dell’Azienda ULSS 6 Euganea e trasferendo tale attività negli Ospedali limitrofi di Conselve e Montagnana. La gran parte dell’équipe cardiologica venne distribuita nei gruppi multidisciplinari cui vennero destinati 150 letti COVID in 3 blocchi, assieme ad altre equipe specialistiche dell’Ospedale compresi i chirurghi e specialisti dagli altri Ospedali dell’ULSS 6 Euganea. Fondamentale per garantire le emergenze fu la Rete Regionale dello STEMI, deviando i pazienti acuti negli Ospedali limitrofi di Padova, Rovigo e Legnago. Uno stress test per la Rete Regionale davvero importante ma che, rianalizzando i dati, ha retto, dimostrando la sua ottima tenuta ed organizzazione. Per garantire le procedure interventistiche elettive (ma non differibili!) l’equipe di emodinamica venne trasferita presso l’Ospedale di Piove di Sacco mentre per le procedure di Elettrofisiologia ci si indirizzò all’Ospedale di Camposampiero, tutti Ospedali afferenti alla medesima Azienda Sanitaria del nostro nosocomio.

Il reparto di Cardiologia

Successivamente vi è stato il mantenimento dello stato emergenziale (mi riferisco all’estate 2020) oppure la situazione è rientrata, tornando allo stato preCOVID-19, ovvero “business as usual”, come dicono gli americani? Cosa è successo alla Cardiologia e come/dove avete lavorato?
Fortunatamente la prima fase emergenziale rientrò in un paio di mesi e pertanto a inizio maggio 2020 potemmo riaprire dapprima i servizi ambulatoriali, quindi i letti di degenza per le procedure elettive e in ultimo l’Unità Coronarica verso inizio giugno 2020. A settembre inaugurammo il servizio di Emodinamica H24; insomma, tutto sembrava essere tornato alla normalità e finalmente tornavamo a lavorare nei nostri spazi.

Nel dicembre 2020, il Veneto venne colpito da una nuova ondata pandemica più tardiva rispetto a altre regioni italiane, ma sicuramente, per certi aspetti, “più feroce”. Cosa successe nel vostro Ospedale e alla vostra Cardiologia?
Purtroppo ad ottobre 2020 l’emergenza pandemica ci colpì nuovamente. Questa volta l’ondata fu più violenta con numeri molto più alti rispetto alla primavera precedente. Di conseguenza la pressione sull’Ospedale si fece sentire molto di più. Ancora una volta la Cardiologia venne ridimensionata alle sole prestazioni ambulatoriali e i Cardiologi utilizzati prevalentemente nei Reparti COVID, soprattutto nella Subintensiva. Anche in questa seconda fase è stata fondamentale la “Rete Cardiologica” e la collaborazione con gli altri nosocomi. Poi a gennaio 2021 avvenne la prima vera svolta: l’arrivo dei vaccini e la massiccia campagna vaccinale in Veneto, che hanno permesso il rallentamento della curva e contestualmente la riduzione della pressione sugli Ospedali che si è tradotta fin da subito nella parziale riapertura delle sale di Emodinamica e di Elettrofisiologia.

L’equipe

Siete riusciti successivamente all’allentamento della crisi pandemica (mi riferisco alla primavera/estate 2021) a riprendere le normali attività clinico-assistenziali? Quali sono stati gli strascichi più rilevanti?
Sì, in seguito all’allentarsi dell’emergenza pandemica è progressivamente continuata la riapertura dei servizi con la riattivazione dell’Unità Coronarica e dell’Emodinamica H24. Non è stato un momento facile, anche perché il personale, soprattutto infermieristico e socio-sanitario, era stremato da mesi di servizio in Reparti COVID, in particolare quello dell’Unità Coronarica che era stato impiegato nella Terapia Intensiva.

Cosa è successo dopo e cosa sta succedendo oggi?
Attualmente l’Ospedale è stato nuovamente designato come Ospedale COVID con la riattivazione della Terapia Intensiva COVID e di due blocchi di degenza COVID. L’attività di Chirurgia e la Cardiologia sono state ridimensionate ma, fortunatamente, non chiuse. Sono stati mantenuti 10 posti letto di Cardiologia che permettono di continuare a garantire prestazioni di Emodinamica e di Elettrofisiologia elettive ma non differibili, così come le Chirurgie mantengono attività elettive soprattutto per la patologia oncologica.

Cosa vi portate dentro di questa esperienza? Con il senno del poi avreste cambiato qualcosa?
Sicuramente è stata un’esperienza che ci ha segnati e che ci ha cambiati profondamente, che ha trasformato forse per sempre il nostro modo di lavorare. Guardando indietro crediamo che il peso e la fatica di questi mesi siano state controbilanciate dalla passione per il nostro lavoro e dal carico di esperienze umane, anche di collaborazione con altri Colleghi di altre specialità. Un cammino difficile che però ci ha arricchito. E che ci ha permesso, con l’esperienza accumulata, di gettare le basi per il futuro della nostra Cardiologia.

L’equipe

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