Lunga vita all’elettricità del cuore

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Lunga vita all’elettricità del cuore

Anche la scoperta dell’elettricità prodotta nell’animale (poi anche nell’uomo) è frutto dei nostri “ingegni arditi” dell’illuminismo italiano. Lo dobbiamo infatti a Luigi Galvani (1781) che la sperimentò nella rana e che con Alessandro Volta, mentre armeggiava con la sua pila, ebbe un dibattito sulla genesi nell’animale. Dovuta alle fibre nervose secondo Volta, mentre Galvani era convinto della sua produzione dai muscoli in attività. Egli correttamente anticipava le osservazioni successive di fine ‘800 sull’attivazione del muscolo cardiaco ad opera del franco-britannico Augustus Desiré Waller e dell’olandese Willem Einthoven. Il primo, con scarsa preveggenza sui futuri sviluppi in medicina, abbandonò precocemente la ricerca a causa della scarsa evidenza dei tracciati da lui ottenuti, mentre il secondo, abituato alla perseveranza in precedenti ricerche sui polmoni e grazie a un accorgimento tecnico usato per altri scopi, riuscì ad ottenere le onde P, QRS, T e U (seguendo un alfabeto di precedenti esami cardiaci) che caratterizzano l’elettrocardiogramma fino ad oggi. Einthoven pur essendo laureato in medicina, era fisiologo per formazione e sentì subito la necessità di dare un metodo interpretativo al tracciato ideando il famoso suo triangolo (1913), cui seguiranno le visioni più spaziali della vettorcardiografia, elaborate nelle scuole di Frank N. Wilson ad Ann Arbor e di Demetrio Sodi Pallares con Enrique Cabrera a Città del Messico (anni ‘940-‘950). Einthoven fu un ricercatore tenace, ma riconosceva anche i limiti della sua preparazione così lontana dalla pratica medica, tanto da stabilire un lungo rapporto con un illustre medico di Londra, Sir Thomas Lewis, mediante ripetuti scambi di osservazioni e di commenti su ECG registrati in pazienti e trasmessi via cavo fra Leida e Londra. Egli fu anche severo nel giudicare le ricerche di altri in questo campo, come di quel giovane sudafricano che proponeva una nuova teoria, quella del dipolo (poi accettata in tutto il mondo), per interpretare l’ECG, ma che lui giudicava inopportuna. Gli fu tuttavia riconosciuto il merito di aver inventato l’ECG come esame medico assegnandogli il Nobel nel 1924. Da lui certamente sono partite le grandi analisi delle scuole nordamericane e messicane, ma poi come un torrente in piena si sono affermate le ricerche di Prinzmetal sull’ischemia coronarica, di Rosenbaum sui disturbi di conduzione, l’onda di Osborn da congelamento, i tipi ECG di infarto STEMI e NSTEMI, così utili nella procedura terapeutica, le nuove osservazioni sulla fibrillazione atriale nei nuovi contesti clinici, la sindrome di Brugada, la T postischemica di Wellens, la sindrome takotsubo e le varie aritmie ventricolari, talvolta minacciose. Queste e molte altre che i pignoli delle elencazioni aggiungeranno sono le modificazioni del tracciato ECG riferite dai molti studiosi che vi hanno preso parte, quasi con passione, durante un secolo. Nel corso di questa lunga analisi per interpretarle è stata data sempre più importanza all’insieme delle 12 derivazioni, meglio se estese sul precordio destro e sinistro, ricordando quanto ripeteva Sodi Pallares: “hay que entender el trazo”, dobbiamo capire l’ECG nel suo insieme, con una visione spaziale, integrata dall’esperienza sul campo. Oggi anche il Cardiologo è attratto dai nuovi algoritmi dell’intelligenza artificiale, con i quali si possono sottoporre anche le espressioni elettrocardiografiche (PQRSTU) sia nella loro durata e voltaggio che nei cambiamenti con il trascorrere del tempo e delle condizioni cliniche dei pazienti. I primi risultati relativi alla durata del QRS, del QTc e del voltaggio della Q hanno mostrato una buona correlazione con lo stato del paziente, in particolare con una ridotta funzione del ventricolo sinistro, il centro dell’attività cardiaca. Molti a questo punto diranno che l’ecocardiogramma è l’esame specifico per evidenziare la funzionalità cardiaca e anche la sua anatomia; è vero, ma se l’ECG già da solo fosse in grado di calcolare, mediante nuovi dispositivi di intelligenza artificiale che la tecnologia attuale potrebbe inserire senza modificare le dimensioni dell’elettrocardiografo, il medico già dalla visita con ECG potrebbe dare un giudizio definitivo oppure, nel dubbio, ricorrere ad altri esami. Essa diventerebbe insomma un nuovo screening di massa. A maggior gloria e prospettive per il fenomeno elettrico del cuore.

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