Scompenso cardiaco avanzato: costruiamo la rete Regionale Marchigiana

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Scompenso cardiaco avanzato: costruiamo la rete Regionale Marchigiana

Il primo progetto del nuovo direttivo Regionale
La rete sullo Shock Cardiogeno
Un argomento ostico, ma intrigante

In ogni progetto fondamentale il coinvolgimento dei cardiologi di una intera Regione

Il nostro Consiglio Direttivo Regionale Marche il 27 maggio ha concluso il primo anno “lavorativo” mettendo in campo il primo progetto e cioè il Congresso residenziale sulla “Rete Marchigiana dello Shock Cardiogeno”. È stato snocciolato sotto molti punti di vista un argomento ostico ma intrigante e che ha mosso l’entusiasmo dei presenti. La giornata è stata impreziosita dal saluto delle autorità, l’Assessore Regionale alla Sanità Dott. Filippo Saltamartini e dal Direttore dell’Area Vasta 3 Dott. Carlo Di Falco e dalla presenza del nostro Presidente Colivicchi, che ha aperto i lavori con una lettura sulle “Reti Cliniche”, del Past President Dott. Gabrielli e del Presidente Designato Dott. Oliva. La buona riuscita di un congresso inoltre si evince dalla partecipazione dei colleghi Cardiologi con i quali si è soliti collaborare quotidianamente, ed infatti la giornata è stata arricchita dai cardiologi marchigiani che si sono avvicendevolmente susseguiti portando alla nostra attenzione diversi aspetti riguardanti lo shock cardiogeno tutti argomentati con vivida forza e resi ancora più interessanti in quanto avvalorati dalla esperienza dei relatori stessi. L’intento del Consiglio Direttivo ANMCO Marche, noi ci teniamo a sottolinearlo, è quello di coinvolgere in modo attivo nelle diverse iniziative tutte le Cardiologie della Regione e tutti i colleghi: nuove idee e crescita derivano dalla dialettica quindi dal confronto e dalla partecipazione attiva di tutti e non dei pochi perché la società è di tutti e per tutti. Lo shock cardiogeno (SC) è un quadro clinico-gestionale molto complesso e gravato da una elevata mortalità. Esso racchiude in sé tutte le patologie cardiache nei loro aspetti più gravi. Sappiamo come la diagnosi di SC non è affatto semplice considerando che necessità di un insieme di dati clinico strumentali oltre ad un particola acume clinico, certamente fondamentale partire dalla eziologia per e dai meccanismi fisiopatologici per la gestione e trattamento. Proprio per la complessità è evidente a tutti che la possibilità di operare attraverso protocolli condivisi che coinvolgano personale sanitario dedicato e che cerchino di uniformare trattamenti e percorsi sia indispensabile per un successo clinico. Necessaria una rete per il suo trattamento. La idea della Rete dello S.C. inizia dalla individuazione delle diverse capacità operative nelle diverse Cardiologie Marchigiane individuando le cardiologie di I-II e III livello (Figura 1).

Figura 1

UTIC III LIVELLO: Ospedali Riuniti di Ancona
UTIC II LIVELLO con Emodinamica: Ascoli Piceno, Macerata, Pesaro
UTIC I LIVELLO senza Emodinamica: Camerino, Civitanova Marche, Fabriano, Fano, Fermo, Jesi, Senigallia, San Benedetto del Tronto, Urbino

Necessario anche definire la tipologia del paziente “responder” che meglio può ricevere interventi invasivi – avanzati a tale riguardo il protocollo ha valutato i criteri di inclusione – esclusione per gli step di trattamento più avanzato. Da clinici ci siamo soffermati sul sistema di classificazione SCAI, sul monitoraggio dei parametri emodinamici, sulla terapia da intraprendere con tempi di valutazione serrati prima di un eventuale centralizzazione del paziente previo contatto con il Centro di riferimento e grazie all’ausilio di un modulo di presentazione del paziente. Durante la discussione finale non potevano non emergere criticità, tra le più importanti, la carenza di organico, che sta affliggendo soprattutto le UTIC di I livello, ma la rete stessa può rappresentare anche la risoluzione di questa criticità, potendo veicolare costantemente nuovi stimoli professionali anche nei centri periferici. Molto c’è da fare, ma di certo iniziare è già un grosso passo. Inoltre riteniamo che l’interazione tra Centri è una grossa motivazione per migliorare il proprio approccio al paziente, migliorare la qualità dei trattamenti e l’outcome. Il progetto-protocollo ha entusiasmato tutti i partecipanti, ognuno ha dato il proprio supporto e anche le critiche indirizzate su alcuni aspetti organizzativi sono state costruttive. Il nostro primo incontro si è concluso favorevolmente con l’intento di tutti di proseguire il percorso: il prossimo passo sarà la trasformazione del progetto Rete in PDTA regionale. Molte imprese sono difficili nessuna impossibile!

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