Micro e Nanoplastiche nell’ateroma<br> Life in plastic, is fantastic?

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Micro e Nanoplastiche nell’ateroma
Life in plastic, is fantastic?

Non capita spesso, purtroppo, di leggere sul New England Journal of Medicine una pubblicazione basata su uno studio tutto italiano, multicentrico, che ha coinvolto, per lo più, Università ed Istituti campani1. Gli autori hanno condotto uno studio prospettico, multicentrico, osservazionale che si proponeva di valutare se la presenza di micro- e nanoplastiche (MNPs) negli ateromi dei pazienti che venivano sottoposti a endoarterectomia, fosse un fattore di rischio indipendente per eventi cardiovascolari maggiori. L’endpoint primario era composto da morte cardiovascolare, ictus e morte per qualsiasi causa tra pazienti con MNPs contro pazienti senza MPNs. Nello studio sono stati arruolati 304 pazienti, di cui 150 sono risultati positivi alla presenza di MPNs, ovvero positivi al polietilene e 31 di questi positivi anche al polivinilcloruro. La presenza di MPNs negli ateromi esponeva questo gruppo di pazienti ad un rischio di eventi cardiovascolari maggiori 4.53 volte superiore rispetto ai pazienti controllo (hazard ratio, 4.53; 95% confidence interval, 2.00 to 10.27; P<0.001). Le nanoplastiche, più che le microplastiche, sono risultate responsabili di questo risultato così preoccupante (Figura 1 e 2).

Figura 1 – Particolare di macrofago con all’interno delle nanoplastiche. Dall’articolo di Marfella R. et al, N Engl
J Med. 2024
Figura 2 – Ciclo delle nanoplastiche European Commission, Directorate-General for Environment, Primary and secondary nanoplastics – What are the differences? Publications Office of the European Union, 2023, https://data.europa.eu/doi/10.2779/786042

Certo, non banale trovarle queste MPNs, in quanto per lo studio sono state utilizzate varie tecniche tra le quali la pirolisi accoppiata con gas cromatografia e spettrometria di massa, microscopio elettronico a trasmissione ed a scansione. Ma andiamo un po’ più nel dettaglio ed impariamo a conoscere questo nuovo nemico. Le MPNs sono il risultato della degradazione della plastica, che forma delle particelle così dette microplastiche (<5 mm) o nanoplastiche (<1.000 nm). Queste vengono assorbite dal corpo umano per inalazione, ingestione e contatto. Le MPNs sono state identificate nel sangue, nel latte materno, placenta, polmoni, fegato e urine. Sono stati fatti degli studi in vitro in cui si è osservato che, quando presenti all’interno di un tessuto, sono responsabili di un incremento della infiammazione e dello stress ossidativo a livello vascolare. Negli animali, le MPNs hanno dimostrato di poter alterare la frequenza cardiaca, la funzionalità del cuore e di poter indurre la sclerosi miocardica. Questo è il primo studio che ne accerta l’impatto clinico sull’umano, dimostrando che, qualora le MPNs siano presenti nell’ateroma, sono un fattore di rischio per eventi cardiovascolari maggiori, significativo. Infatti, come visto nei precedenti studi in vitro, le analisi svolte al microscopio elettronico degli ateromi analizzati in questo studio hanno mostrato la presenza di queste sostanze esogene sia all’interno dei macrofagi, ma anche libere nella sostanza amorfa della placca. La morfologia con bordi irregolari ha fatto pensare subito ad una provenienza esogena di tali sostanze. La loro presenza ha anche mostrato di alterare il milieu ematico con un incremento di quattro marcatori principali di infiammazione: interleukin-18, interleukin-1 , interleukin-6, and TNF- . La presenza di questi marcatori avvalora la tesi del modello in vitro, ovvero, che le MPNs incrementino l’infiammazione e lo stress ossidativo a livello vascolare anche nell’essere umano. Penso che ad ognuno di noi, medici e non, siano cadute le braccia alla lettura di questi risultati: ed ora cosa facciamo? Come ci difendiamo? Siamo circondati dalla plastica è indubbio, forse è arrivato il momento per riflettere sullo stile di vita in toto e davvero renderlo più ecosostenibile in difesa della specie. C’è ancora molto da scoprire per combattere questo nuovo nemico: ad esempio, nello studio condotto non sono state trovate differenze ambientali, di abitudini, di fattori di rischio o del tipo di lavoro svolto tra i pazienti con e senza MPNs. Inoltre, solo MPNs come polietilene e polivinilcloruro sono state individuate negli ateromi e non altri tipi tra gli 11 testati. Entrambi i composti, polietilene e polivinilcloruro, sono utilizzati comunemente dall’industria per l’imballaggio di cosmetici e alimentari, ma sono anche utilizzati per le tubature dell’acqua. Ci sono degli studi che dimostrano che sia proprio l’acqua il vettore principale per l’assorbimento di tali sostanze esogene da parte dell’umano, ma anche degli animali. Questi 2 composti li ritroviamo preferenzialmente in alcuni tessuti come polmone e fegato, ma anche nel latte materno. Ancora però non sappiamo come mai proprio questi 2 elementi si depositino su questi tessuti. Gli autori stessi riconoscono i limiti di questo studio, che non è in grado di provarne la causa effetto tra presenza di MPNs ed eventi cardiovascolari, ma solo di identificarla come nuovo fattore di rischio. Altra limitazione è la possibilità della contaminazione, che non è un dettaglio trascurabile, quando si parla di micro e nano metri; certo le precauzioni del caso sono state prese, ma la plastica ormai è ovunque. Inoltre, non è stata testata la presenza in questi pazienti delle tristemente famose polveri sottili, PM2.5 and PM10, le quali potrebbero anche esse aver aggravato l’outcome di questi pazienti, come nuovi fattori di rischio per eventi cardiovascolari. È indubbio però che il risultato ottenuto ci apre gli occhi sul considerare l’inquinamento un fattore sempre più importante per la salute dell’esser umano. Infine, aggiungo la mia personale ammirazione ai medici e non, ai ricercatori e tutti coloro che hanno partecipato a questo studio, che ha coinvolto Università ed Istituti per lo più della Campania, ma anche di Marche e Lazio etc… (e mi scuso se ho tralasciato qualcuno), che hanno dimostrato che la collaborazione scientifica in Italia è possibile e porta a grandi risultati. Rivolgo loro un sentito: CHAPEAU!


Referenze

  1. Marfella R, Prattichizzo F, Sardu C, Fulgenzi G, Graciotti L, Spadoni T, D’Onofrio N, Scisciola L, La Grotta R, Frigé C, Pellegrini V, Municinò M, Siniscalchi M, Spinetti F, Vigliotti G, Vecchione C, Carrizzo A, Accarino G, Squillante A, Spaziano G, Mirra D, Esposito R, Altieri S, Falco G, Fenti A, Galoppo S, Canzano S, Sasso FC, Matacchione G, Olivieri F, Ferraraccio F, Panarese I, Paolisso P, Barbato E, Lubritto C, Balestrieri ML, Mauro C, Caballero AE, Rajagopalan S, Ceriello A, D’Agostino B, Iovino P, Paolisso G. Microplastics and Nanoplastics in Atheromas and Cardiovascular Events. N Engl J Med. 2024 Mar 7;390(10):900-910.

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