Marco Breschi: dalla Maremma alle stelle

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Marco Breschi: dalla Maremma alle stelle

Marco Breschi lavorava nella Cardiologia dell’Ospedale della Misericordia di Grosseto, occupandosi nello specifico di elettrofisiologia. Suo è stato il merito di aver iniziato un proficuo programma di occlusione dell’auricola sinistra. È scomparso tragicamente nel luglio del 2021. Come molti di noi era appassionato di fotografia, ma guardando le sue foto possiamo dire che era un “fotografo vero”. Ringraziamo la sua famiglia che ci dà la possibilità di pubblicare alcuni dei suoi scatti. Non conoscevo personalmente Marco, ma le sue foto rivelano alcuni tratti della sua personalità.

Foto panoramica con Marco Breschi

Di sicuro amava la natura della quale sapeva cogliere i dettagli più belli. Amava viaggiare in terre lontane e da lì sapeva andare al di là della terra volgendo l’obiettivo verso le stelle per regalarci cieli che, a causa dell’inquinamento atmosferico e luminoso, molti di noi non conoscono. Ma le sue foto testimoniano anche l’amore per la sua meravigliosa terra, la Maremma, nella quale ha vissuto la maggior parte della sua vita. Ho chiesto a Gennaro Miracapillo, responsabile di elettrofisiologia dell’Ospedale di Grosseto, di parlarci di lui: “Marco era anzitutto un uomo di scienza, un medico, con un grande interesse per le innovazioni tecnologiche che ha saputo puntualmente applicare al suo lavoro di elettrofisiologo, un settore della medicina nel quale, più che in altri campi, le scienze biologiche e digitali si incontrano e si integrano.

Aveva fatto e coltivato gli studi umanistici, ed era un piacere sentirlo citare i classici o rivivere con lui le vicende della storia antica e moderna. Questa varietà di interessi si manifestava anche in quella che era la sua passione, la fotografia, dove univa la ragione scientifica a quella umanistica. Le tecniche della fotografia, prima analogica e poi digitale, non avevano segreti per lui e la usava come un mezzo per interrogarsi sulle bellezze della natura e dare un senso ai misteri dell’animo umano con la sensibilità dell’antropologo.

Quando rivedo le sue foto del cielo stellato, eseguite 85 UNO SGUARDO SUL MONDO con maestria di scelta del tempo di esposizione, oppure i magici arcobaleni delle aurore boreali, scattate durante i viaggi in terre lontane e fredde, lo immagino lì, nell’attesa trepidante dello scatto automatico, a rimirare attonito quegli spettacoli, con la speranza di entrare in sintonia con la natura e penetrare nella conoscenza dell’infinita essenza dei sentimenti che erano i suoi, che sono i nostri, che sono di tutti. Grazie Marco, per le tue opere fotografiche che ci hai lasciato. Con stima ed affetto, Gennaro”.

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