La cardiogeriatria: una realtà che avanza
Quando mi è stato chiesto di occuparmi di cardiologia in ambito cardiogeriatrico ho capito presto che il focus non poteva più essere sulla singola patologia ma la cosa era molto più complessa e non bastava qualche attenzione in più dovuta all’età. Era necessario, cambiare mentalità a favore di un approccio olistico, non un soggetto sano con una o due patologie da curare ma piuttosto una persona con alcune patologie complesse e qualcuna derivata, coesistenti con una moltitudine di fragilità fisiche ed emotive, che il più delle volte fatica ad avere coscienza di sé, a seguire le terapie o a riconoscerne gli effetti positivi e negativi. La cardiogeriatria nasce nel 1997, quando William Parmley, nella Pagina del Presidente del Journal of American College of Cardiology (ACC), introdusse per la prima volta la necessità di un approccio “cardiogeriatrico” osservando che a fronte dell’aumento della longevità, non si era adeguatamente preparati per prendersi cura degli anziani con tante comorbilità. Nasce pertanto la figura del cardiogeriatra, indispensabile, specie nei paesi industrializzati, dove una gestione più efficace e sempre nuove terapie, favoriscono l’incremento dell’età media ma anche delle patologie cardiovascolari, delle patologie croniche stabilizzate, quelle croniche degenerative sono in aumento e le problematiche di origine sociale, richiedono sforzi non indifferenti per garantire l’equità di accesso ai servizi di tutte le persone e, in particolare, di quelle fragili. Si stima che entro il 2050, il 17% della popolazione mondiale avrà più di 85 anni che, combinato con il fatto che le malattie cardiovascolari (CVD) sono la principale causa di morte e disabilità, imporrà un onere senza precedenti sui nostri sistemi sanitari e assistenziali. Ci sarà un incremento di CVD a seguito della migliore sopravvivenza dei pazienti con CVD preesistente e all’incidenza di CVD associata al processo di invecchiamento: insufficienza cardiaca (HF), malattia coronarica (CAD), fibrillazione atriale (AF) e malattia cardiaca valvolare (VHD) si troveranno a coesistere in pazienti sempre più anziani con comorbidità, politerapia, fragilità e disturbi cognitivi. Pertanto, sarà necessario un approccio multidisciplinare con il sostegno della valutazione geriatrica completa. La cardiogeriatria nasce dalla esigenza di trattare pazienti sempre più anziani con tante comorbilità, favorendo ed auspicando il mantenimento del benessere psicofisico e relazionale, pur in presenza di polipatologie. Pertanto, il ruolo emergente del cardiologo geriatrico, oltre al trattamento della malattia che rimane essenziale, ha l’obiettivo di attuare interventi di prevenzione in grado di minimizzare i principali fattori di rischio, promuovere adeguati stili di vita, favorendo l’accesso ai servizi e l’integrazione del soggetto nel proprio contesto sociale.
L’Area di Cardiogeriatria si propone di promuovere e divulgare un diverso approccio al paziente anziano. L’attenzione è rivolta alle patologie in presenza di fragilità, alla complessità di gestione di una politerapia farmacologica impegnativa, a modelli organizzativi personalizzati, improntati a principi di continuità assistenziale, che si estendano dalla fase ospedaliera alle strutture di riabilitazione ed all’assistenza domiciliare sino ad arrivare alle unità di cure palliative per gli anziani con condizioni cardiovascolari particolarmente gravi e non suscettibili di miglioramento clinico, come lo scompenso cardiaco cronico refrattario. Quest’anno l’Area Cardiogeriatria si rinnova con Componenti e Consulenti di diverse età, sia cardiologi che geriatri, che hanno iniziato l’attività con entusiasmo ed armonia, preludio di una lunga e proficua collaborazione per i due anni di mandato. L’impegno dell’Area si concentrerà principalmente sull’attività editoriale, affrontando temi sempre più attuali nella gestione del paziente con fragilità che deve essere sottoposto a TAVI; analizzeremo l’incremento delle aritmie con l’età, tra cui la fibrillazione atriale e la necessità di un trattamento anticoagulante che può avere i suoi benefici ma anche dei rischi aggiuntivi. Faremo un approfondimento sulla sarcopenia e lo scompenso cardiaco. Faremo una analisi critica riguardante la SCA nel paziente anziano con comorbilità, se e quando sottoporlo a procedura interventistica, duplice terapia antiaggregante in un paziente a rischio di sanguinamento. Cercheremo di fare un focus sull’amiloidosi ed i nuovi farmaci dello scompenso e come gestirli nel paziente anziano. Ed infine stenderemo una rassegna dal titolo “Geriatric Cardiology; a Toolkit for Health care Professional”. Nel corso del mandato cercheremo di dare risalto a collaborazioni orizzontali con le altre Aree tematiche di cui alcune sono già state avviate: con l’Area Malattie del Circolo Polmonare faremo il punto sulla diagnosi e terapia dell’embolia polmonare mentre con l’Area Scompenso Cardiaco affronteremo il tema dell’uso e tollerabilità dei nuovi farmaci nei pazienti con scompenso cardiaco. Nell’ottica divulgativa verranno realizzati alcuni interessanti webinar: “Il Lessico della cardio-geriatria”, “Stenosi aortica low flow low gradient”, “Sarcopenia e nutrizione”. Vogliamo anche conoscere come si orientano i cardiologi italiani circa l’indicazione all’impianto ICD ed ablazione di FA nel paziente anziano, per questo promuoveremo una Survey in collaborazione con l’Area Aritmie.