Due solitudini complementari

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Due solitudini complementari

L’amore fluido tra Marianne e Connell e la loro evoluzione individuale diventano il ritratto di una generazione

Storia di due giovani in cerca l’uno dell’altra – e di se stessi

Sally Rooney è una giovane scrittrice irlandese, classe 1991, la cui inclinazione è senza dubbio quella di scrivere romanzi di formazione, intrecciando le vicende raccontate a tanti temi attuali tra cui il femminismo, gli stereotipi sociali e le incertezze di una generazione che è anche la sua, cresciuta con i social network come interfaccia imprescindibile nelle relazioni.
Il romanzo, che si svolge nella cittadina irlandese di Carricklea, ha per protagonisti Connell e Marianne, due ragazzi di diciotto anni che si conoscono fin dal liceo e che trascorrono molto tempo insieme, nonostante le differenze ineludibili che li caratterizzano, in particolare di estrazione sociale. Connell, che appartiene ad un ceto popolare, è una persona che gode di grande successo tra i suoi coetanei, è il ragazzo che piace a tutti ma è costantemente ossessionato dal giudizio altrui. Marianne, che appartiene ad una classe sociale agiata, ha un profilo intellettuale, è una outsider, sempre emarginata dai suoi coetanei, severa con se stessa e tendenzialmente schiva e depressa. Tra i due scocca una scintilla che, però, resta clandestina, dal momento che Connell si vergogna di Marianne e dei suoi comportamenti, ritenuti socialmente poco accettabili. Il perno della narrazione, a prima vista, è una tormentata storia d’amore adolescenziale nella quale il sesso rappresenta una dimensione importante, molto presente ed esplicita, ma ad una lettura più profonda quello dei due ragazzi si rivela essere un rapporto di iniziazione complesso, una relazione difficile, quasi impossibile, confusa e spezzata. La relazione tra i due giovani è da essi stessi percepita come un unicum, è fatta di un estenuante tira e molla, di fraintendimenti e di riavvicinamenti, di litigi e rappacificazioni, fondamentalmente perché i due non sono capaci di dialogare, ma capiscono di amarsi e di avere bisogno l’uno dell’altra. L’unicità del loro stare insieme è insita nel fatto che entrambi si sentano estranei alla vita “normale” dei loro compagni e provino piacere nel sentirsi in una sorta di campana di vetro che li isola dal resto del mondo, lasciandoli affondare nelle insicurezze e fragilità dell’età giovanile, in una relazione fluida, in continuo movimento, che però non si spezza mai perché conserva un’affinità primitiva.
È a proposito del senso di distacco dal mondo esperito dai due ragazzi, che l’autrice pone indirettamente la domanda su che cosa significhi essere o non essere delle persone normali, utilizzando non a caso una parola (“normale”) poco precisa per individuare un modo di essere: ciò di cui Connell e Marianne sono alla disperata ricerca, nelle loro diversità, non è altro che essere considerati normali (per quanto il campo sia indelimitabile), ovvero, riuscire a trovare un senso di appartenenza in un dato contesto sociale dal quale si sentono estranei e alienati, e riuscire a trovare un linguaggio comune che li unisca nella relazione d’amore, oltre i pregiudizi sociali.
È interessante osservare l’espediente narrativo utilizzato dall’autrice, che fa avanzare velocemente nel tempo la narrazione, indicando spesso uno scarto di alcuni mesi tra un capitolo e l’altro, procedimento che le permette di mostrare i personaggi nella loro evoluzione verso la maturità interiore e verso il ciclo di studi universitario, periodo in cui il rapporto tra i due ragazzi sembra ironicamente ribaltarsi; Connell diventerà improvvisamente insicuro e fragile di fronte al baratro del futuro, divenendo vittima della sua stessa ansia, mentre Marianne riuscirà finalmente ad aprirsi all’esterno e alla socialità, ricavandosi così uno spazio nel mondo e riscattandosi da un passato di sofferenza. L’incomunicabilità è uno dei temi più importanti di tutto il romanzo che indaga sulla difficoltà di essere accettati nella nostra relazione con l’altro, considerato ostile, e che esplora ogni non detto dei personaggi, analizzandone i tratti più reconditi; i giovani descritti nel libro vivono ognuno il proprio dramma interiormente, senza riuscire a comunicarlo, mettendo così in atto un vero e proprio paradosso nell’epoca della comunicazione digitale, in cui tutti si sentono in diritto di mettersi in contatto anche con gli sconosciuti, mettendosi a nudo non senza rischi connessi a questo atteggiamento.

Il libro, fatto di una trama semplice ma di una scrittura stratificata, pone al lettore alcune questioni importanti obbligandolo a chiedersi come in un’epoca in cui il costante pensiero del giudizio degli altri, la tecnologia che prende il sopravvento sulle relazioni, l’ansia di ambientarsi in nuovi contesti lontano da casa per esigenze di studio o di lavoro, determini le esistenze e i rapporti di amicizia e d’amore.

Il grande e meritato successo di critica e di pubblico dei romanzi di Sally Rooney è senza dubbio dovuto ad un’evidente maturità di scrittura, nonostante la giovane età dell’autrice, alla speditezza e libertà dei dialoghi e al linguaggio limpido e scorrevole.

La scrittrice si rivolge al pubblico dei Millenials, se ne fa portavoce indiscussa, scavando in profondità e mettendo in scena la complessità di una generazione opaca e sfuggente che si destreggia tra crisi economica, rivoluzione digitale e precarietà esistenziale. Sally Rooney dà voce ad una generazione afflitta da difficoltà che devono interessare tutti per l’urgenza con cui si pongono e per il carattere universale con cui sono affrontate.

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