Alberto Angela ci regala consigli preziosi per una comunicazione coinvolgente
Breve biografia
Alberto Angela è paleontologo, naturalista, divulgatore scientifico e scrittore. Specializzatosi presso le Università statunitensi di Harvard, Columbia University e UCLA ha svolto per oltre 10 anni attività di scavo e di ricerca partecipando a numerose spedizioni internazionali di paleoantropologia. Tra i massimi esperti in materia di divulgazione scientifica e storica Alberto Angela è autore e conduttore di diversi programmi di successo in onda sulle emittenti RAI quali Ulisse, il piacere della scoperta, Stanotte a …, Meraviglie: la penisola dei tesori, Passaggio a Nordovest. Giornalista pubblicista, ha collaborato con prestigiosi quotidiani e periodici ed è autore di numerosi volumi di successo tradotti anche all’estero dedicati alla storia, all’arte e alla scienza. Il suo libro Cleopatra. La regina che sfidò Roma e conquistò l’eternità, uscito in Italia nel novembre del 2018, è stato pubblicato in Francia, Germania, Olanda, Spagna, Brasile, Stati Uniti, Gran Bretagna, Bulgaria e Polonia. La sua opera più recente è L’inferno su Roma, secondo volume della Trilogia di Nerone.
Fotografia a cura di Barbara Ledda
Cosa c’è dietro una comunicazione efficace come quella del Dott. Alberto Angela, il quale è in grado di parlare di argomenti di storia, arte, e cultura in generale, unendo rigore scientifico a tanta empatia? Certamente Il Dott. Alberto
Angela ha suggerimenti preziosi per quel che riguarda una comunicazione coinvolgente di contenuti culturali/scientifici.
– Parlare di storia, luoghi, ed arte con rigore scientifico e con toni che affascinano il grande pubblico è davvero un’impresa non facile, eppure lei riesce a farlo anche con grande semplicità, può raccontarci alcuni segreti per una comunicazione rigorosa ed efficace?
Innanzitutto, ci vuole un lavoro di preparazione. Bisogna conoscere molto bene la materia. Ogni servizio, per non parlare della stesura di libri, richiede un enorme lavoro di sintesi di testi di solito complicatissimi. Si leggono libri, articoli, gli ultimi aggiornamenti. Una volta che si è capito l’argomento oggetto del lavoro è molto facile spiegarlo. A questo punto si devono usare delle parole semplici, immaginando di essere a tavola con dei parenti, degli amici, magari anche qualcuno che ha una certa età e che non conosce l’evoluzione di certi settori come la genetica o l’astrofisica. Bisogna fare sempre degli esempi. Dopo la preparazione ci vuole un linguaggio semplice ed in questo senso gli esempi sono il cavallo di Troya per far entrare un’informazione dentro il cuore delle persone, più che nella mente. Quindi, fare esempi calzanti, legati ad esperienze quotidiane di tutti. Così si riesce a far capire in un attimo il senso dei messaggi che si danno, anche a chi non è un astrofisico o genetista. Poi, naturalmente, c’è un altro aspetto quello di dare comunque un tocco di emotività, ma non di emotività spettacolare. Rendere più caldo un argomento che è freddo perché è scientifico. Quindi, parlare di usi, di storie legate ad una scoperta oppure ad un settore che rendono più familiare qualcosa che sembra molto lontano. Ecco, questi sono alcuni dei segreti molto importanti.
– Con i suoi documentari ci ha portato in giro nel mondo e indietro nel tempo, il loro successo ritiene che sia principalmente il frutto di un grande lavoro di studio e ricerca individuale o dietro c’è anche un lavoro di confronto con altri cultori magari in campi diversi?
I documentari sono frutto di un lavoro di gruppo. Come una spedizione su Marte, non ci vai da solo: c’è un gruppo che atterra ed un gruppo che sta alla base e ti guida. Diciamo che noi abbiamo la produzione, cioè l›operatore, il regista, il fonico, l’aiuto regista, questi sono i componenti del gruppo che sono sul campo. Poi c›è tutto un gruppo che sta in redazione ed è fatto di autori, redattori, montatori eccetera, che lavorano in sinergia con il primo gruppo. Io sono abituato per mia formazione a lavorare in gruppo, come succede anche in ambito medico. Anche in un›operazione chirurgica, il chirurgo non è mai solo, anzi c›è tutto un lavoro precedente e successivo all’operazione stessa. Io sono abituato a lavorare in gruppo. Per tanti anni ho fatto scavi e c’era la multidisciplinarietà. C’era l’esperto, dall›archeologo al paleobotanico, il sedimentologo, eccetera. È l’insieme delle menti che riesce a raggiungere un obiettivo. Quindi è un lavoro di gruppo. Poi magari si vede me parlare, ma accanto a me c’è una squadra che spesso faccio vedere, alla fine dei programmi, come un dietro le quinte, perché trovo che sia importante e giusto.
– Cosa ne pensa della comunicazione e diffusione della cultura attraverso i Social Media?
La comunicazione e diffusione della cultura attraverso i social media è fondamentale. Sempre più i ragazzi hanno un cellulare in mano e non guardano la televisione. La radio era dei nonni, la televisione dei nostri genitori e, ormai, chi guarda la televisione tende a non essere più giovanissimo. Poi ci sono i social che sono chiaramente in mano ai ragazzi, ma non solo loro. Io mi ritrovo anche persone con i capelli bianchi nei social. Quindi, è un nuovo modo di comunicare. È importante. Però, bisogna ricordarsi che stare su sul web è come stare in una piazza. Non bisogna pensare che siano tutti buoni e gentili. Devi diffidare esattamente come per la strada. Chi ti prende sottobraccio, chi ti offre qualcosa a basso prezzo, in questi casi siamo tutti bravi a capirlo. Bisogna fare la stessa cosa sui social. Capire che non tutto è regalato, non tutto è veritiero. Quindi, qualunque informazione soprattutto in ambito scientifico deve essere analizzata attraverso una triangolazione. Se io vedo una notizia, un›informazione che mi colpisce, innanzitutto guardo il sito dal quale è partita l’informazione. Quasi sempre già dal nome del sito capisco se è serio o non è serio. Secondo, incrocio l’informazione ripetendola sul browser, andando ad esempio su Google, e vado a cercare altre informazioni su quella notizia. Così mi accorgo subito se è una bufala o meno. Si tratta di avere buon senso, ed il buon senso è la quintessenza del ragionamento scientifico. Quindi, sì ai social, ma stando attenti a quello che si raccoglie e si mangia. Sono preziosi alleati della comunicazione e della divulgazione, perché le notizie fanno il giro del mondo in un attimo e in un attimo vengono lette e analizzate. Molto spesso hanno un contenuto emotivo per essere lette. I social si basano sui click, sui like e bisogna togliere la salsa piccante per capire se il cibo è buono. È importante che l’informazione sui social sia veritiera perché tutti in un attimo vogliono capire le cose. Quindi bisogna agganciarsi a siti seri e affidabili. Quando ho cominciato io c›era solo la televisione e la radio. Adesso chi vuole fare questo mestiere ha di fronte anche i social o blog di tipo scientifico. Se è una persona seria subito viene identificata e comincia ad avere un seguito.
– Se pensa a giovani “aspiranti” ricercatori, per una carriera di successo come la sua quale ruolo pensa che abbia una formazione scientifica rigorosa e quale il riferimento a persone che siano modelli per la loro esperienza/il loro successo?
È importante che chi voglia fare ricerca abbia delle basi solide. Deve conoscere la lingua inglese, mi sembra evidente. Deve essere una persona aperta ad un mondo globale, quindi informarsi e aggiornarsi in continuazione. Questo è fondamentale. Andare avanti, non sedersi. Il mondo della ricerca non è un mondo da impiegati, è un mondo da esploratori. Quindi bisogna essere sempre pronti con nuovi strumenti, ma sempre con la stessa forza che guida sin dall’inizio, cioè la curiosità. La scienza, poi, è qualcosa che unisce, non disunisce mai. Può unire persone di età, fedi, e nazionalità diverse perché ha un unico linguaggio. Questa è la cosa interessante, unisce generazioni e persone molto diverse e distanti. Ci vuole una base molto solida per partire ed un orizzonte internazionale, quindi anche le lingue sono importanti. Certamente, poi, le persone, non necessariamente di successo, ma persone di rigore e rette, rettilinee nel loro modo di pensare e di agire sono dei riferimenti importanti. La scienza e la ricerca si basano non sulle notizie emotive ma su un lavoro lento e sicuro che porta progressivamente alla conoscenza e alla divulgazione.