Un esempio di collaborazione tra le Aree ANMCO
Si stima che più di 230 milioni di individui al mondo siano affetti da una arteriopatia periferica degli arti inferiori. Tradizionali fattori di rischio cardiovascolare, in particolare età avanzata, fumo e diabete, sono fortemente legati ad un aumentato rischio di questa patologia. Tuttavia, la sua importanza clinica è stata storicamente sottostimata rispetto alla malattia coronarica e all’ictus, nonostante sia il suo importante peso a livello economico e sociale (in termini di invalidità e qualità della vita), sia perché può aumentare il rischio di eventi come infarto, ictus e morte cardiovascolare, con una entità simile o perfino maggiore rispetto alla malattia coronarica o all’ictus. I pazienti con una nota arteriopatia periferica hanno, infatti, un incremento da 4 a 6 volte del rischio di cardiopatia ischemica sintomatica, mentre quelli con forme severe e sintomatiche hanno un rischio 15 volte maggiore di morte cardiovascolare. Per tali motivi, la presenza di una arteriopatia periferica è stata proposta tra le condizioni di rischio cardiovascolare estremo. Bisogna, inoltre, tenere conto che l’aterosclerosi è una patologia generalizzata, che può esprimersi in diversi distretti vascolari. La presenza di una manifestazione clinica o di imaging di aterosclerosi è associata a una maggiore probabilità di riscontrare la stessa patologia in altre parti dell’organismo. I dati del registro REACH dimostrano che il 18-35% dei pazienti con coronaropatia e il 46-68% dei pazienti con arteriopatia periferica hanno una manifestazione di aterosclerosi in uno o più altri distretti. La malattia polivascolare, cioè una aterosclerosi clinicamente evidente in più letti vascolari, è sempre più identificata come una condizione cardiovascolare maligna degna di una particolare attenzione da parte dei clinici. Tra i pazienti con coronaropatia, quelli con arteriopatia periferica hanno una maggiore vulnerabilità agli eventi cardiovascolari e un rischio di morte maggiore dell’80%. Tuttavia, più del 50% dei pazienti con arteriopatia periferica non sono consapevoli della loro patologia a causa di sintomi atipici, vaghi o aspecifici. In un gruppo di anziani sottoposti a coronarografia, ad esempio, solo l’1% riferiva una nota arteriopatia periferica, ma il 45% aveva un indice caviglia/braccio (ankle-brachial index – ABI), cioè il rapporto tra la pressione sistolica misurata alla caviglia e quella misurata sull’arteria brachiale ABI, anormale. Questo indice è molto utile nella diagnosi non invasiva della arteriopatia periferica, ma purtroppo poco usato. Un livello di ABI anormale, < 90, è usato come cut-off per la diagnosi di arteriopatia periferica, indipendentemente dai sintomi e da altri eventi cardiovascolari, ed è associato con una maggiore prevalenza di fattori di rischio cardiovascolare e di arteriopatia in altri distretti, per cui considerato un marker surrogato di aterosclerosi sistemica.
Un basso ABI è associato anche con una maggiore incidenza di infarto miocardico, ictus, TIA, insufficienza renale e mortalità da tutte le cause. L’ABI è un marker prognostico indipendente di stratificazione del rischio anche nei pazienti con coronaropatia. Anche dal punto di vista terapeutico l’identificazione di questi pazienti risulta utile. Lo studio COMPASS ha recentemente dimostrato che l’aggiunta di rivaroxaban 2.5 mg BID ad ASA riduce in modo significativo gli eventi cardiaci maggiori e le amputazioni nei pazienti con arteriopatia periferica. Implementare i dati del COMPASS, in aggiunta agli altri interventi di riduzione del rischio cardiovascolare, avrebbe un impatto sostanziale nei pazienti con aterosclerosi polivascolare. Questi dati suggeriscono che uno screening di routine dell’ABI potrebbe avere un importante significato prognostico nei pazienti con coronaropatia a prescindere dalla loro sintomatologia, e dovrebbe essere implementato in tutti i pazienti, anche allo scopo di instaurare migliori trattamenti volti a ridurre il loro rischio cardiovascolare. Tuttavia, non è ancora ben noto quante siano le conoscenze dei Cardiologi su questo tema, se uno screening con ABI o altre metodiche venga in effetti attuato nei pazienti ricoverati per coronaropatia e quali trattamenti farmacologici vengano instaurati.
Il Progetto
Per tali motivi, le Aree Cronicità Cardiologica, Epidemiologia Clinica e Prevenzione Cardiovascolare intendono proporre il Progetto Cuore & Arterie, un pacchetto di iniziative in tema di ricerca dell’aterosclerosi pluridistrettuale nei coronaropatici, che si baserà inizialmente su quattro distinti progetti: 1) Una Survey web-based per rilevare se i Cardiologi ricerchino o meno l’aterosclerosi pluridistrettuale (studio dei polsi, esame obiettivo, ABI, doppler arterioso). Il questionario è stato già elaborato e consegnato al Direttivo; a breve dovrebbe essere portato all’attenzione dei soci. 2) Un’analisi da condurre sulle SDO per valutare la prevalenza di aterosclerosi pluridistrettuale nei dimessi per sindrome coronarica; è verosimile che il dato sia poco rilevante, ma la differenza osservata rispetto ai dati epidemiologici sarà comunque un dato molto interessante su cui riflettere. 3) Un’analisi dei dati degli studi ANMCO più recenti per valutare la prevalenza dell’arteriopatia periferica nei pazienti con SCA. 4) Una Review sui trial sulla prevalenza di aterosclerosi pluridistrettuale nella cardiopatia ischemica. I risultati di queste iniziative contribuiranno a fornire un quadro complessivo su questo argomento e su essi si potranno programmare: 1) eventi formativi, volti in particolare alla diffusione delle conoscenze sul tema e alla implementazione delle metodiche di screening; 2) uno Studio clinico Osservazionale implementativo su ABI e altre metodiche diagnostiche per identificare una arteriopatia periferica nei pazienti con coronaropatia. Si tratta indubbiamente di un progetto ambizioso e che non potrà esaurirsi in breve tempo, ma il tema merita particolare attenzione e la collaborazione tra diverse Aree, oltre a rappresentare un valore aggiunto di per sé, consentirà di mettere insieme know-how ed energie da dedicare alla sua realizzazione.