Ciò di cui molti desiderano essere informati, ma del quale si parla troppo poco
L’attività sessuale costituisce un elemento importante della vita di ciascun individuo, influenzando non solo il benessere fisico ma anche quello emotivo e psicologico. Sebbene la ripresa dell’attività sessuale dopo un evento cardiaco rappresenti un aspetto centrale nella vita di molti pazienti, tale questione rimane spesso trascurata e insufficientemente affrontata dagli operatori sanitari. L’attività sessuale comporta un aumento transitorio moderato e di breve durata della frequenza cardiaca e della pressione arteriosa ed è paragonabile ad un’attività fisica di lieve-moderata intensità (3-4 METS), simile allo sforzo necessario per salire due rampe di scale. Il rischio di eventi cardiovascolari acuti durante l’attività sessuale è molto basso nella popolazione generale, soprattutto in soggetti che svolgono attività fisica regolarmente. È stata evidenziata una correlazione inversa tra l’attività sessuale abituale e la mortalità a lungo termine sia nella popolazione generale che nei pazienti post infarto1. Nonostante questi dati confortanti numerosi pazienti, compresi quelli più giovani, esitano a riprendere l’attività sessuale anche per lunghi periodi dopo un evento cardiaco acuto, spesso per timore e preoccupazioni di recidive di eventi o di complicanze cardiache. La maggior parte dei pazienti che presentano problemi nell’attività sessuale si imbarazzano a discuterne con il proprio medico. Diversi studi hanno dimostrato che la maggior parte dei pazienti affetti da patologie cardiovascolari (CV) e i loro partner, ritengono di non essere stati adeguatamente istruiti su questo argomento e desiderano maggiori informazioni su come riprendere la loro normale attività sessuale2,3.
Disfunzione Erettile
La disfunzione erettile (DE), definita come l’incapacità persistente o ricorrente di raggiungere un’erezione sufficiente per completare un rapporto sessuale soddisfacente, condivide con le malattie cardiovascolare numerosi fattori di rischio (come il fumo, l’ipertensione arteriosa, la dislipidemia, e il diabete) ed è ampiamente diffusa tra i pazienti affetti da cardiopatia ischemica, colpendo approssimativamente una persona su due. La DE può dipendere da effetti collaterali di alcuni farmaci ma più comunemente è associata a motivazioni psicologiche (come la paura, l’ansia e la depressione) o arteriopatie legate ad una vasculopatia aterosclerotica polidistrettuale. In soggetti senza precedenti CV la DE è un importante predittore di malattie CV, anticipando spesso gli eventi CV maggiori di 2-5 anni e offrendo quindi una finestra di opportunità per lo screening, la prevenzione CV e il trattamento precoce4 . Per un approfondimento su questo tema si suggerisce una rassegna realizzata dall’Area Prevenzione Malattie Cardiovascolari pubblicata recentemente sul Giornale Italiano di Cardiologia4.
Farmaci cardiovascolari ed attività sessuale
Molti pazienti temono l’effetto dei farmaci utilizzati per le patologie CV sull’attività sessuale, sebbene siano pochi i farmaci che hanno dimostrato correlazioni in tal senso. La comunicazione con i pazienti riguardo ai possibili effetti collaterali dei farmaci e alla smentita di credenze erronee è di fondamentale rilevanza. Non sono infrequenti situazioni in cui i pazienti hanno dubbi in merito agli effetti di determinate terapie sulla sfera sessuale, arrivando talvolta a interrompere autonomamente l’assunzione di farmaci, anche quelli salva vita. I farmaci cardiovascolari più noti per i loro effetti sull’attività sessuale sono senza dubbio i betabloccanti (BB), sebbene tali effetti siano rari (circa 5 pazienti su 1.000). All’interno di questa classe di farmaci vi sono però differenze tra le varie molecole e sono i BB più selettivi (come nadololo, propranololo, bisoprololo) ad essere maggiormente associati ad effetti collaterali sull’attività sessuale rispetto ai BB meno selettivi (metoprololo, atenololo, carvedilolo), mentre il nebivololo sembra addirittura ridurre la disfunzione erettile attraverso gli effetti favorevoli correlati alla liberazione di ossido nitrico5. Altri farmaci cardiologici che possono influenzare l’attività sessuale includono i diuretici tiazidici e gli anti-aldosteronici (quest’ultimi per effetti androgenici). Esistono alcune evidenze in merito a possibili effetti della disopiramide, mentre non sono stati dimostrati effetti sull’attività sessuale per i calcio-antagonisti, gli ACE-inibitori, i sartani e le statine6 (Figure 1). Gli inibitori della fosfodiesterasi di tipo 5 (PDE-5) sono utili per il trattamento della DE in pazienti con CVD stabile, devono essere però evitati in pazienti in trattamento con nitrati ed in pazienti con cardiopatia ipertrofica ostruttiva6.
Raccomandazioni alla ripresa di attività sessuale in pazienti cardiopatici
Nel 2012 l’American Heart Association (AHA) ha pubblicato uno Scientific Statement sull’argomento, fornendo raccomandazioni sulla ripresa dell’attività sessuale nei pazienti affetti da patologie cardiache acute e croniche6. Il suddetto Scientific Statement analizza le possibili implicazioni sull’attività sessuale delle differenti condizioni patologiche che coinvolgono l’apparato cardiovascolare, dalla cardiopatia ischemica, alle aritmie, includendo anche lo scompenso cardiaco e le cardiopatie congenite, con specifiche considerazioni pratiche anche per i portatori di defibrillatore impiantabili ed i relativi partner. I punti salienti delle raccomandazioni sono riassunti nella Tabella 1.
In conclusione, è essenziale conoscere la letteratura e affrontare in modo aperto il tema dell’attività sessuale con i nostri pazienti. Spiegare le possibili cause e le eventuali relazioni con la terapia farmacologica è di fondamentale importanza e contribuisce a favorire una maggiore aderenza terapeutica e maggiore serenità nei nostri pazienti nel convivere con la loro patologia.
Bibliografia
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