Ammalarsi e curarsi nel medioevo. Una storia sociale

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Ammalarsi e curarsi nel medioevo. Una storia sociale

“Ammalarsi e curarsi nel medioevo”, edito da Carocci (236 pp, 19 euro), è un saggio scritto da Tommaso Duranti, Professore di Storia medievale all’Alma Mater Studiorum di Bologna, specializzato in Storia della Medicina, della malattia e delle figure terapeutiche nel Medioevo. Il libro, come recita il sottotitolo, è anche “Una storia sociale” in quanto delinea la società e i suoi cambiamenti in un periodo storico millenario (che abbraccia un arco temporale esteso dal 500 al 1500 circa), alla luce del rapporto delle comunità non solo con la malattia (e quindi con l’infermo), ma anche con la rappresentazione e la considerazione della stessa. Se all’inizio il principale ambito di cura era quello domestico, nel corso degli anni la malattia si “spazializzò”, sorsero i primi ospedali, santuari, infermerie monastiche con le conseguenti iniziali forme di politica sanitaria. La tematica ci è apparsa molto interessante non solo dal punto di vista strettamente storico ma anche per i molteplici e anche curiosi rimandi attuali. Per questo riproponiamo integralmente la breve ma stimolate recensione scritta dal Prof. Maurizio Schoepflin e pubblicata su Il Foglio Quotidiano nella Rubrica “Una Fogliata di Libri” il 12 luglio scorso, ringraziandoli, in particolare l’Autore, per la cortese disponibilità.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità definisce la salute “uno stato di totale benessere fisico, mentale e sociale” e non la identifica esclusivamente con l’assenza di malattie. Appare davvero sorprendente che tale definizione, considerata un fondamentale punto di arrivo della cultura sanitaria contemporanea, fosse già sostanzialmente nota e accettata dalla società del Medioevo, come sostiene Tommaso Duranti, docente di Storia medievale presso l’Alma Mater Studiorum-Università di Bologna. Infatti, intorno a tale acquisizione si determinò una triplice convergenza: quella del Cristianesimo, che collegò salute e salvezza e sottolineò la corrispondenza tra medicina dell’anima e medicina del corpo; quella della scienza medica, che dette importanza alla prevenzione e al mantenimento della salute, e, infine, quella delle pratiche di assistenza, che considerarono la cura come momento non necessariamente o non unicamente fisico e terapeutico. Inoltre è opportuno non dimenticare che l’intera riflessione medievale sulla condizione del malato fu caratterizzata dal riconoscimento dell’esistenza di uno stretto legame concettuale tra povertà e malattia, cosa che, secondo l’autore, non va intesa come disinteresse per la dimensione fisica della malattia, ma “come visione complessiva della debolezza dell’essere umano, in cui tutte le componenti, non solo quelle bio-patologiche, concorrono (o dovrebbero concorrere) al benessere”. Dopo aver dedicato il primo capitolo al chiarimento di varie importanti parole-chiave tipiche del lessico latino medievale, quali “salus”, “patiens”, “infirmus-pauper”, “egrotus”, nelle pagine successive l’autore prende in considerazione le figure dei malati e dei terapeuti, i luoghi della cura, e tre quadri patologici particolari, costituiti dalle malinconie, dalla lebbra e dalla peste. Tanto numerose quanto interessanti sono le informazioni che Duranti offre al lettore. Pagine molto significative sono riservate alla realtà dell’ospedale che, per quasi tutto il Medioevo, fu una struttura ecclesiastica, la quale conobbe uno sviluppo particolare a partire dall’XI secolo, quando il movimento di riforma della Chiesa spinse non pochi fedeli laici a esprimere il rinnovamento della loro fede attraverso la pratica delle opere di misericordia corporale. La lettura del libro di Duranti permette di fare una scoperta solo apparentemente banale ma in realtà molto significativa, ovvero “che anche nel medioevo ci si prendeva cura dei malati”.

Maurizio Schoepflin, laureato in filosofia e in pedagogia; insegna Storia della filosofia antica e medievale nell’ISSR “All’Apollinare” di Roma. Scrive sulle pagine culturali dei quotidiani “Avvenire” e “Il Foglio”, Dirige la collana di filosofia “Ametista” presso l’Editore Ladolfi di Borgomanero. E’ autore di vari libri su autori e questioni di filosofia.

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