Na tazzulella e cafè… io, tu, il cardiologo interventista e l’intensivista!

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Na tazzulella e cafè… io, tu, il cardiologo interventista e l’intensivista!

L’emodinamica al servizio dell’UTIC e viceversa

Finalmente il Cardiologo interventista ed intensivista insieme! era da tempo che si sentiva l’esigenza di una stretta e serena collaborazione tra due figure professionali che in qualche modo spesso lavorano in compartimenti stagni, distanti l’uno dall’altro, spesso a rimarcare l’uno all’altro il proprio perimetro di azione. Questo atteggiamento, inconscio, caratterizzato spesso “dalla sindrome della prima donna”, ha portato nel tempo a che due figure professionali fondamentali e complementari, prendessero spesso le distanze, con posizioni talora divergenti, relativamente ai percorsi diagnostico terapeutici dei pazienti ricoverati in UTIC. È il tempo del cambiamento! È tempo della responsabilità e soprattutto della condivisione delle scelte terapeutiche; sempre più è necessaria la presenza dell’intensivista in sala di emodinamica e viceversa dell’interventista in UTIC, una presenza spalla a spalla quotidiana, più volte al giorno, tutte le volte che è necessario nel decisionmaking dei nostri pazienti. Ci piace sottolineare che l’interventista e l’intensivista, non sono due “individui” diversi, ma due facce della stessa medaglia che parlano la stessa lingua, un Cardiologo con attitudini diverse, il primo con una maggiore propensione all’azione tecnico-invasiva, ed il secondo con una maggiore propensione all’azione strategico-intensiva. Le scelte professionali di ognuno portano nel tempo ad acquisire conoscenze, competenze ed esperienze che diventano caratterizzanti ma non esclusive, interscambiabili e da rendere disponibili al bisogno per il paziente. Negli ultimi 30 anni il ruolo del Cardiologo interventista è mutato profondamente, viene comunemente ancora definito emodinamista, pur avendo perso nel tempo caratteristiche di chi studia l’emodinamica dei fluidi, ed acquisendo sempre più caratteristiche tecniche più simili a quelle di un chirurgo, con l’accezione di agire in modo meno invasivo. In tempi in cui la diagnostica non invasiva non era così precisa e dettagliata, all’emodinamista si chiedeva uno studio emodinamico per poter pervenire ad una diagnosi certa di una valvulopatia piuttosto che quella di rilevare una coronaropatia. Oggi è più appropriato definire l’emodinamista Cardiologo interventista, poiché l’azione tecnica è più risolutiva rispetto al solo studio della malattia. Oggi l’interventista non solo ha acquisito conoscenze e competenze nella risoluzione efficace della malattia coronarica, ma anche e sempre più conoscenze e competenze nella risoluzione efficace delle patologie strutturali, travalicando i confini della cardiochirurgia. Altrettanto sono profondamente mutati i ruoli ed i compiti del Cardiologo dell’UTIC, da Cardiologo capace in poco tempo sulla base di pochi elementi clinici e di semeiotica di pervenire ad una diagnosi e ad una cura, ad un professionista di terapia intensiva con capacità, conoscenze e competenze, certamente diverse, ma molto simili a quelle del Cardiologo interventista, sempre più travalicando i confini dell’anestesistarianimatore. Oggi un Cardiologo intensivista, oltre alla conoscenza ed applicazione di cure intensive per pazienti critici, deve acquisire sempre più conoscenze e competenze interventistiche. Le competenze interventistiche che caratterizzeranno sempre più in futuro il Cardiologo in UTIC, sono non solo la diagnostica ecocardiografica e l’ecocardiografia transesofagea, ma anche e sopratutto la capacità di reperire una vena centrale piuttosto che un accesso arterioso, la capacità di eseguire una percardiocentesi piuttosto che una toracentesi, di effettuare e gestire una ventilazione assistita, di eseguire una procedura di ultrafiltrazione renale. Queste, per il futuro che ci aspetta, saranno caratteristiche imprescindibili per salvaguardare la figura del Cardiologo, in ospedali nei quali forse l’UTIC potrebbe lasciare il passo ad aree ad intensità di cura, laddove il Cardiologo non potrà mai essere sostituito dal rianimatore per storia, conoscenze e competenze, a patto che quest’ultime vengano applicate e salvaguardate. È per questo che oggi più che mai, una Cardiologia moderna che guarda con ottimismo al futuro, deve immaginare una integrazione interscambiabile permanente delle diverse figure professionali, dove uomini e donne con percorsi formativi diversi, cultura ed attitudini uniche e personali, si cercano costantemente con l’obbiettivo comune di migliorare la prognosi dei nostri pazienti. La nostra Associazione negli ultimi anni ha acquisito piena consapevolezza di tutto ciò, e pertanto attraverso l’Area di Cardiologia Intensiva ed Interventistica vuole promuovere la cultura della collaborazione e della condivisione di percorsi diagnostico terapeutici, con il paziente al centro ed il Cardiologo al suo fianco passo dopo passo.

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