L’insegnamento del Covid

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L’insegnamento del Covid

Un nuovo approccio nella sanità

Far rifiorire la sanità pubblica

Il SARS COV 2 sta modificando comportamenti in ogni settore della vita individuale e collettiva. Oggi, dopo decenni di tagli, i più concordano sulla necessità di investimenti e profondi cambiamenti in grado di rispondere alle sfide attuali e a quelle future. Il SSN va rivitalizzato e potenziato con un criterio di unitarietà e omogenizzazione delle prestazioni. L’esigenza è quella di coniugare l’ospedale con il territorio, riconoscendo pari dignità e favorendo coesione e stretta collaborazione. Dobbiamo guardare al futuro e non permettere che scelte significative possano essere fatte senza una discussione che coinvolga coloro che operano nel settore. Importante è il rapporto cittadini/istituzioni, cittadino/sanità e riacquisire – cosa non facile – una autorevolezza tale da riprendere quel ruolo di punto di riferimento, venuto a mancare negli anni. Se non interveniamo noi i cittadini cercheranno altrove fonti informative che potrebbero non essere adeguate. Centrale è la medicina territoriale e coniugare prestazioni omogenee con diversità e peculiarità territoriali. Prioritario è credere realmente a una medicina territoriale in grado di dare risposte e porsi in modo paritetico alla medicina ospedaliera, con gestione condivisa del paziente dal ricovero alla dimissione. È importante puntare su una cartella clinica unica accessibile a tutti i medici del SSN, sulla Telemedicina e altre forme di comunicazione rapide tra i vari ambiti della medicina (trasmissione cartella, ecg, esami diagnostici, loop recorder, ecocardiogramma, referti esami II livello, esami di laboratorio), con una normativa semplice e che garantisca l’utilizzo delle piattaforme telematiche. La pletora normativa non garantisce la funzionalità. La sanità necessita d’investimenti partendo dal SSN. Occorre chiarezza tra chi lavora nel pubblico e chi sceglie di lavorare nel privato. Ripartendo dall’attualità Covid 19 mettiamo l’accento su:

  • la ricerca per un vaccino anti Covid alternativo alla via parenterale (per os, spray) e/o vaccino bi o trivalente (Covid/influenza, Covid/influenza/pneumococco, o altro);
  • ottimizzare e incrementare risorse farmacologiche, creare nuove linee di produzione a iniziare dai vaccini su licenze degli attuali possessori di brevetto;
  • un piano vaccinale nazionale con una visione che vada al di là dell’emergenza Covid, da affidare per la gestione a quelle società in grado di offrire una soluzione omogenea, modello Poste per le vaccinazioni: centrale una anagrafe vaccinale nazionale, in modo da permettere una gestione attenta e puntuale e favorire anche una pratica vaccinale semplificata dove ognuno possa vaccinarsi in qualsiasi parte d’Italia e in tempo reale essere presente sul portale delle vaccinazioni.

Infine il problema non è solo nazionale. La pandemia necessita di un approccio globale che porti vaccinazione, igiene, mascherine, consigli pratici, tamponi ovunque per sconfiggere definitivamente il SARS COV 2. Dovremo parlare una sola lingua, iniziando a livello nazionale ed europeo, chiarendo ad esempio quali vaccini consigliare per fasce d’età e le limitazioni o meno nella somministrazione dei vaccini anti Covid nella fascia d’età 12 – 16 anni, oppure quali siano i consigli igienico – comportamentali adeguati, il sequenziamento con dati da condividere in tempo reale. Una collaborazione attiva a livello mondiale è necessaria perché la pandemia non ha confini: attenzione ad abbassare la guardia, perché il SARS COV 2 con le sue varianti non fa sconti.
Servono Linee Guida omogenee per le varianti ed una globalizzazione della vaccinazione. Non dare risposte emozionali legale al momento, ma essere in grado di guardare al futuro garantendo il presente.

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