La Cardioncologia: un “must have” peri pazienti oncologici

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La Cardioncologia: un “must have” peri pazienti oncologici

Intervista alla Dott.ssa Adele Sgarella, nel duplice ruolo di paziente e medico

La necessità della Cardioncologia dal punto di vista dei pazienti oncologici

La Cardioncologia nasce dalla necessità di garantire al paziente oncologico il miglior trattamento minimizzando il rischio e gestendo o prevenendo prontamente le complicanze cardiovascolari. Partendo da questo presupposto, è utile capire il punto di vista del paziente oncologico per migliorare la nostra pratica clinica quotidiana. Oggi è qui con noi la fondatrice di ADOS Pavia, la Dott.ssa Adele Sgarella, anche lei paziente oncologica, Primario di Chirurgia Senologica presso il Policlinico San Matteo e Responsabile della Breast Unit Interaziendale Pavese (Figura 1).

Figura 1

Ciao Adele, ci vuoi raccontare la tua storia?
Ho iniziato a fare attività senologica chirurgica negli anni 2000. Un giorno mi viene fatta una mammografia da una delle mie colleghe, più per gioco: a 47 anni ho un primo piccolo tumore in situ che viene rimosso velocemente con una quadrantectomia. Dopo un anno, mi riscontrano un tumore infiltrante: vengo sottoposta a mastectomia con svuotamento ascellare. Dopo la diagnosi ho realizzato quanto fosse importante assicurare a tutti i pazienti la miglior cura, da qui nasce la Breast Unit. In contemporanea alla nascita della Breast Unit era necessario sensibilizzare la popolazione sull’importanza dello screening e allo stesso tempo interagire con le Agenzie di tutela della salute. Forse per esorcizzare la mia paura di morire ho iniziato a raccogliere tutte le mie pazienti operate nel territorio Pavese, ho convocato una riunione anche con i medici del gruppo che lavoravano con me e grazie ai vari tipi di professionalità delle donne coinvolte è stato possibile istituire la ONLUS nel 2007 (Figura 2).

Figura 2

Cara Adele, cosa pensi della Cardioncologia in doppia veste di Presidente Onorario dell’ADOS e Responsabile della Breast Unit?
Parliamo di un tema a me caro poiché non si tratta di problematiche esclusivamente correlate alla mia professione ma soprattutto sperimentate da me in prima persona come paziente. Nella pratica clinica noi ad oggi trattiamo una popolazione molto eterogenea di pazienti. Abbiamo pazienti giovani, apparentemente sane: capita spesso che, negli ECG del pre ricovero, vengano evidenziate della “anomalie”. La possibilità di avere uno specialista Cardioncologo che dia un senso clinico al referto e programmi eventuali accertamenti necessari è per noi un valore aggiunto e riduce i ritardi. Ci sono pazienti che hanno cardiopatie preesistenti: anche in questo caso la discussione con lo specialista Cardioncologo permette di minimizzare i rischi sottoponendo la paziente al regime terapeutico più adeguato. Bisogna, inoltre, considerare che il Policlinico San Matteo rappresenta un Centro di Riferimento anche per malattie rare e trapianti per cui può capitare di dover gestire, ad esempio, la paziente cardio-trapiantata o ipertesa polmonare con il carcinoma della mammella in cui le problematiche a cui prestare attenzione sono molteplici ed è fondamentale una gestione multidisciplinare che coinvolga il Cardioncologo. Dal punto di vista del paziente, avere un ambulatorio di Cardioncologia è una sicurezza. Spesso le pazienti hanno un cardiologo personale che le segue per le problematiche più variegate ma nel momento in cui vengono agganciate all’ambulatorio di Cardioncologia dicono di sentirsi seguite “in modo diverso”, da una persona dedicata e consapevole delle problematiche che possono incontrare con le terapie a cui verranno sottoposte. Le pazienti ora sono molto più informate di un tempo, leggono su internet. Infine, credo che le pazienti siano colpite in modo positivo da un oncologo o un chirurgo che “pensa” al follow-up cardiologico mirato non limitandosi all’interesse del trattamento in acuto.

Hai delle iniziative da suggerire che possano sensibilizzare le pazienti sull’importanza della Cardioncologia?
Sarebbe molto interessante proporre delle giornate di incontro a gruppi, anche tramite l’Associazione ADOS, per sensibilizzare le pazienti oncologiche. Spesso, soprattutto le donne giovani, sono piene di aspettative ma anche di paure a cui noi (ndr chirurghi e oncologi) sappiamo rispondere fino ad un certo punto. La possibilità di confrontarsi direttamente con il Cardioncologo potrebbe aiutarle a rispondere a tanti loro interrogativi. L’Associazione organizza le “Giornate Onda” in cui si discute di temi vari come dieta e benessere sessuale, sarebbe bello poterne organizzare una con gli esperti di Cardioncologia!

Con l’Associazione ADOS sponsorizzate l’attività sportiva: pensi che anche in questo caso possa esserci un ruolo per il Cardioncologo?
La nostra Associazione sponsorizza l’attività sportiva sia per il benessere fisico che per quello psicologico. Lo sport permette di lavorare sulla prevenzione secondaria contribuendo alla perdita di peso e al miglioramento dello stile di vita. L’associazione propone una serie di attività tra cui le camminate in rosa, la canoa, il Tai Chi, ecc. Il Cardioncologo potrebbe avere un ruolo sia in termini di promozione dell’attività fisica, che previene anche le problematiche cardiovascolari, sia nel tranquillizzare le pazienti sull’assenza di controindicazioni all’attività o, viceversa, sui tipi di sport da evitare in caso di problematiche di natura cardiaca. Grazie Adele per il tuo prezioso contributo. Noi dell’Area CardiOncologia ANMCO pensiamo sia fondamentale aprirsi al dialogo con i pazienti oncologici e capire quali siano le loro necessità. Collaborare con le Associazioni dei pazienti oncologici apre una nuova strada per la Cardioncologia al fine di garantire un follow-up di questi pazienti che possa rispondere concretamente ai loro bisogni.