Faccia a faccia con una giornalista che si occupa di sanità pubblica nel Regno Unito
La prevenzione è notoriamente un elemento fondamentale per la sostenibilità del Servizio Sanitario Nazionale (SSN). Partendo da questo concetto vogliamo fare una riflessione su quello che è il nostro SSN e quanto accade oltre confine. Il SSN italiano è stato istituito nel 1978 sulla base del concetto di salute come diritto fondamentale dell’individuo e interesse della collettività. Si tratta di un sistema di tipo universalistico, considerato uno dei migliori al mondo e da cui diversi altri paesi nel corso degli anni hanno preso spunto. Nel corso del congresso della Società Europea di Cardiologia svoltosi a Londra, ho avuto l’opportunità di parlare con Anna Colivicchi, giornalista nata e cresciuta in Italia che si occupa da diversi anni proprio di sanità pubblica nel Regno Unito. Cogliendo questa occasione abbiamo provato a confrontare i sistemi sanitari delle due nazioni.
Come ti sei trovata a scrivere di sanità pubblica in UK?
Sono nata e cresciuta a Roma, ma mi sono trasferita in Inghilterra otto anni fa per studiare all’Università di Warwick, con una borsa di studio Erasmus. Ho sempre avuto un forte interesse per il giornalismo, quindi dopo l’università ho iniziato a lavorare per un giornale locale nel Nord del paese, e ho conseguito il diploma da giornalista nel 2020. Ho lavorato per vari giornali locali occupandomi principalmente di politica e di sanità. Da quasi due anni scrivo per “Pulse” (Figura 1), la rivista non clinica di medicina generale più importante nel Regno Unito.
Parlaci del sistema sanitario pubblico britannico, il National Health Service. È per molti aspetti simile a quello italiano. Avendo vissuto in Italia conosci l’organizzazione e il funzionamento del SSN. Mettendo a confronto le due realtà ci puoi dire similitudini e differenze, ad esempio, nell’erogazione dell’assistenza da parte del medico di medicina generale e a livello ospedaliero.
Il National Health Service (NHS) nasce nel 1948 con lo scopo di fornire assistenza sanitaria a tutti i cittadini senza distinzione di reddito o condizioni sociali, esattamente come il SNN in Italia. Come già detto, ci sono varie similitudini tra i due sistemi: io parlerò principalmente dell’Inghilterra, dove vivo e dove usufruisco dell’NHS, ma gli altri tre paesi all’interno del Regno Unito hanno un’organizzazione simile. Cercherò di essere quanto più possibile esaustiva in questa conversazione, ma ovviamente parleremo di linee generali all’interno di un sistema molto più complesso. Come premessa, vorrei iniziare dicendo che c’è stato un significativo cambio di governo un paio di mesi fa, che ha portato i Laburisti di Keir Starmer al potere. In uno dei suoi primi comizi da ministro della sanità, Wes Streeting ha ammesso che l’NHS è un sistema in grave crisi, danneggiato da anni di mancati investimenti. Questo è un contesto su cui non si può sorvolare durante un’analisi della sanità nel Regno Unito. A livello organizzativo, l’Inghilterra è suddivisa in 48 enti locali – Integrated Care Boards (ICBs), simili alle ASL in Italia – che si occupano di commissionare servizi sul territorio. I servizi ospedalieri e specialistici sono erogati da 215 organizzazioni chiamate NHS trusts, che includono ospedali, strutture specialistiche e ambulanza. Per quanto riguarda la medicina generale, il campo di cui scrivo per “Pulse”, i medici di medicina generale non sono dipendenti dell’NHS come ad esempio i medici ospedalieri, ma gestiscono i propri servizi autonomamente. NHS England, infatti, commissiona tali servizi tramite un contratto nazionale che viene rinnovato ogni anno, a seguito di trattative con la British Medical Association (BMA), il sindacato che rappresenta tutti i medici nel Regno Unito, inclusi i medici di medicina generale. Il contratto di quest’anno merita un accenno – è stato particolarmente importante poiché ha provocato grande scontento in termini di remunerazione e condizioni lavorative in un sistema già in profonda crisi, innescando uno sciopero da parte dei medici di famiglia, manifestazione di protesta iniziata ad agosto.
Per quanto riguarda la digitalizzazione, a che punto sono nel Regno Unito? Ciascun cittadino ha effettivamente il suo fascicolo sanitario elettronico? Strumento di cui si parla tanto in Italia ma che invece non è implementato in maniera omogenea sul territorio nazionale.
Dall’anno scorso quasi tutti gli NHS trusts hanno adottato le cartelle sanitarie elettroniche – il 90% secondo statistiche di NHS England pubblicate a novembre del 2023 – un’iniziativa che è stata supportata da un investimento di quasi due miliardi di sterline. Anche la maggior parte degli ambulatori di medicina generale utilizza fascicoli elettronici. Un altro strumento digitale il cui impiego è sempre più diffuso è l’NHS App, la quale permette ai pazienti di usufruire di alcuni servizi direttamente attraverso lo smartphone, tra cui anche visualizzare alcuni documenti all’interno del proprio fascicolo elettronico e ricevere comunicazioni da strutture ospedaliere o ambulatori. Ovviamente, tutto ciò non significa che l’NHS sia una macchina perfetta per quanto riguarda i servizi digitali. Ad esempio, ho condotto un’indagine per “Pulse” sulle comunicazioni digitali tra ospedali e ambulatori di medicina generale, che ha portato alla luce il fatto che più di 700 mila documenti in almeno 18 NHS trusts negli ultimi dieci anni siano andati persi.
Rimanendo in tema di medicina digitale, a livello territoriale la telemedicina viene praticata?
Sì, ed è anche un tema molto dibattuto. NHS England pubblica statistiche molto dettagliate a riguardo, ogni mese. Esse mostrano che, per esempio, a luglio otto milioni di visite di medicina generale sono avvenute per telefono, e due milioni in video o online. In generale, il governo ha ribadito più volte di voler ‘rivoluzionare’ il modo in cui le visite vengono portate avanti e fornire più opportunità per visite da remoto.
Dando uno sguardo al passato, e pensando al prossimo futuro: cosa è cambiato a livello di assistenza sanitaria pubblica con la Brexit e sono prevedibili cambiamenti nel prossimo futuro? In che direzione sta andando l’NHS?
Sicuramente il più grande cambiamento che veniva temuto come conseguenza della Brexit era relativo alla scarsità di personale sanitario dovuto a politiche di immigrazione più stringenti, ma credo che sia ancora difficile dire per certo se questo sia accaduto, o se le conseguenze si manifesteranno tra qualche anno. Per quanto riguarda la direzione dell’NHS nel futuro, il nuovo governo laburista ha promesso di reintrodurre il medico di famiglia – un rimando alla crisi della medicina generale in UK – e di riformare l’NHS partendo dai servizi territoriali.