Il bergamotto

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Il bergamotto

L’oro verde di Calabria: profumo, gusto e prevenzione cardiovascolare in un solo frutto

A chi venisse chiesto a bruciapelo il nome di un agrume non potrebbe non venire subito in mente l’arancio, il limone o il mandarino. Qualcuno più raffinato sceglierebbe il pompelmo, pochissimi penserebbero al cedro ma solo a un calabrese del reggino verrebbe subito in mente il bergamotto. Edward Lear, nei Diari di viaggio in Calabria e nel Regno di Napoli descrisse nel luglio del 1847 la città di Reggio Calabria come “Un immenso giardino” all’interno del quale, in un momento imprecisato della storia, comparve un agrume inconsueto: il Citrus Bergamia Risso, il principe degli agrumi, detto il pomo di Afrodite. Il frutto ha le dimensioni simili all’arancia, la buccia liscia e sottile (in alcune varietà però più spessa e rugosa), per lo più di colore dal giallo al verde quando maturo. I primi riferimenti storici al bergamotto risalgono intorno al XIVXVI secolo. Alcune testimonianze certificano il fatto che il frutto di bergamotto fosse stato offerto a Carlo V di passaggio a Roma nel 1500. Solo alla fine del 1700 tuttavia si ha testimonianza scritta di una coltivazione di bergamotto nella zona Rada dei Giunchi a Reggio Calabria.
Ciononostante, ancora oggi le sue origini rimangono incerte. Sul piano etimologico bergamotto potrebbe derivare da Berga, l’antico nome della città di Barcellona, oppure dalla città di Pergamon, l’antica Troia, o ancora da “berg a mudi” o “bey armudu”, che in turco significa “pero del Signore”. Alcune leggende tramandano che il bergamotto sia stato importato da Cristoforo Colombo dalle isole Canarie, mentre altre raccontano che un moro di Spagna ne abbia venduto un ramo ai signori Valentino di Reggio Calabria, che lo innestarono su un arancio amaro in un possedimento di loro proprietà. Quest’ultima leggenda si ispira forse all’ipotesi più probabile, e cioè la derivazione del frutto del bergamotto da una mutazione spontanea di altre specie, l’arancio amaro o forse la limetta. Ad oggi nell’area grecanica, il reggino ionico, ne vengono coltivate tre varietà differenti per qualità di essenza e tipologia di frutto: il Femminello, il Castagnaro ed il Fantastico. Poco conosciuto come le sue origini, il bergamotto cresce comunque forte e rigoglioso nel reggino legandosi con un’affinità particolare al territorio e ai suoi abitanti tanto che qualsiasi tentativo di realizzazione di colture in altre regioni non ha mai portato a risultato, rendendo il bergamotto di Calabria ancora più rinomato e unico. È anche fallito il tentativo di crearne artificialmente l’essenza da utilizzare nella cosmesi e nella profumeria. L’essenza di bergamotto è infatti usata nell’86% delle note di testa dei profumi di tutto il mondo. Viene citato per tale utilizzo anche da Tomasi di Lampedusa ne “Il Gattopardo”: “… il cameriere si sollevò sulla punta dei piedi per infilargli la redingote di panno marrone; gli porse il fazzoletto con le tre gocce di bergamotto.” L’interesse in Cardiologia per il bergamotto nasce dalle sue molteplici proprietà nutrizionali e curative. Il sapore del frutto è amaro ed acre e non può essere consumato come frutta fresca ma il succo contiene un elevata concentrazione di bioflavonoidi, con proprietà antiossidanti, antinfiammatorie e vasoprotettive. Il bergamotto ha inoltre interessanti proprietà antistress, energizzanti ed aiuta a combattere la depressione. L’essenza di bergamotto ha potere antisettico, antibatterico ed antimicotico, ed azione cicatrizzante. Grazie al suo alto contenuto in sostanze antiossidanti, il bergamotto trova sempre più spazio nel campo della nutraceutica per la prevenzione delle malattie cardiometaboliche in virtù della sua azione ipolipemizzante ed ipoglicemizzante.

Il succo di bergamotto contiene circa 350 polifenoli, alcuni di questi come l’esperidina e la naringenina inibiscono la sintesi del colesterolo. Questi due polifenoli possiedono una struttura simile al substrato dell’enzima HMG-CoA-reduttasi epatica e sono in grado di inibire l’enzima svolgendo un’azione simile alle statine naturali, potendo così ridurre i livelli di colesterolemia, come dimostrato da ricerche effettuate presso il Dipartimento di Chimica dell’Università della Calabria di Cosenza. Oltre all’effetto sul colesterolo, il succo di bergamotto in alcuni studi in vitro ha dimostrato la capacità di inibire la sintesi epatica dei trigliceridi attraverso l’effetto inibitorio di un enzima ACAT-acil- CoA-Colesterolo acil-transferasi che provvede all’assemblaggio delle

lipoproteine e della fosfatidicofosfoidrolasi, enzima chiave per la sintesi epatica dei trigliceridi. Altra importante proprietà del succo di bergamotto è la sua attività ipoglicemizzante. In particolare, i polifenoli in esso contenuti sono in grado di incrementare l’attività dell’enzima AMP-chinasi (AMP-K), ottenendo un miglioramento della sensibilità all’insulina e della tolleranza glicidica e aumentando l’up-take di glucosio da parte del muscolo striato e a livello epatico. Va sottolineato che l’AMP-K è un regolatore importante del metabolismo del glucosio e degli acidi grassi in tutti i tessuti dell’organismo e rappresenta un target importante per l’azione della metformina, farmaco noto per la sua attività antiiperglicemica. Sul fronte dell’azione vasoprotettiva, i bioflavonoidi si dimostrano particolarmente efficaci nell’incrementare l’attività antiossidante endogena, neutralizzando gli effetti tossici dei radicali liberi dell’ossigeno nella parete vasale, migliorando la produzione endoteliale di ossido nitrico e svolgendo anche attività antinfiammatoria. Un controllo ottimale dell’equilibrio nutrizionale con particolare attenzione ai micronutrienti e nutraceutici può portare ad un significativo miglioramento del metabolismo mitocondriale dei cardiomiociti. L’aumento dei metaboliti tossici come ROS e ceramidi che si verifica nelle diete ricche di grassi, inducono fenomeni di lipotossicità che può provocare un danno diretto ai cardiomiociti, favorendo così lo sviluppo di insufficienza cardiaca e ipertrofia ventricolare, oltre ad una maggiore possibilità di sviluppare aterogenesi. Recenti studi della letteratura hanno indicato che dopo l’assunzione di succo di bergamotto, i flavonoidi in esso contenuti e in particolare la esperetina, la naringerina e l’eriodictyol a vari gradi riducono il danno lipotossico nelle cellule endoteliali modulando l’espressione genica di alcune citochine infiammatorie (IL-1, TNF e IL-8) senza alcun effetto citotossico. In un recente lavoro (Effects of Bergamot Polyphenols on Mitochondrial Dysfunction and Sarcoplasmic Reticulum Stress in Diabetic Cardiomyopathy. Nutrients 2021) è stato dimostrato come i metaboliti della naringenina e esperidina (esperetina-30-solfato, esperetina-30-glucuronide e naringenina-40-glucuronide), alla concentrazione di 2 mM, siano in grado di modulare l’espressione dei geni coinvolti nel processo aterogenetico, nell’infiammazione e nell’organizzazione citoscheletrica svolgendo un importante effetto vasoprotettivo. Al di là delle azioni metaboliche dei suoi flavonoidi, il bergamotto sta vivendo una fase di scoperta da parte degli chef di tutto il mondo. Innanzitutto, come per il limone o gli altri agrumi, del bergamotto non si butta via nulla: buccia, succo, polpa e ovviamente essenza. La fragranza del bergamotto lo rende molto duttile e infatti il bergamotto si abbina al pesce, ma anche a carni particolarmente saporite e ai dolci tradizionali. Il liquore al bergamotto, ottimo digestivo, è una vera chicca. La natura nasconde nei suoi frutti ricchezze insospettabili e il bergamotto potrebbe offrire il suo aiuto alla prevenzione cardiovascolare, regalando un contributo ad un migliore assetto metabolico che potrebbe raggiungere ogni parte del mondo ma il profumo dei fiori di zagare che aleggia a partire dal mese di aprile sino alla fruttificazione che avviene in autunno è un’esperienza sensoriale unica, che è possibile vivere solo nella terra di Reggio Calabria.

Lavorazione del bergamotto a Reggio Calabria ai primi del 1900

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