Dalla Ferrari alle Linee Guida: una Cardiologia dello Sport da “favola”

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Dalla Ferrari alle Linee Guida: una Cardiologia dello Sport da “favola”

Alessandro Biffi, insieme a Fredrick Fernando, è il responsabile di Med-Ex (Medicine & Exercise), società Medical Partner della Scuderia Ferrari Med-Ex fa della prevenzione sportiva una vera e propria “terapia” in azienda, il cosiddetto “Corporate Wellness”

È dal 1994 che la Ferrari ha cominciato a “prendersi cura” dell’assistenza sanitaria della squadra di Formula 1, decidendo poi di non “fermarsi” ed estendendo l’offerta a tutti i suoi dipendenti Incentivando la pratica sportiva, ha contribuito “positivamente” alla “promozione della salute” degli individui più “pigri”, grazie a un “effetto trascinamento” verso quelli più “virtuosi”

Alessandro Biffi è “in primis” un Cardiologo e medico dello sport che si occupa di Cardiologia clinica e sportiva. Ha lavorato a lungo presso il Comitato Olimpico Nazionale Italiano (CONI) ed è stato presidente della Società Italiana di Cardiologia dello Sport. È membro della Commissione Scientifica della Federazione Medico Sportiva Italiana e della Sezione di Prevenzione Cardiovascolare della Società Europea di Cardiologia. Inoltre, fa parte del consiglio direttivo della Società Italiana per la Prevenzione Cardiovascolare. È autore delle Linee Guida sulla Prevenzione Cardiovascolare della Società Europea di Cardiologia pubblicate nel 2021. È stato, inoltre, revisore delle Linee Guida inerenti la Cardiologia dello Sport rilasciate nel 2020 dalla Società Europea di Cardiologia. È attualmente impegnato nella Revisione dei Protocolli cardiologici per il giudizio di idoneità allo sport agonistico COCIS che usciranno nel 2023.

Come mai ha scelto di lavorare nella Ferrari?
La base fisiopatologica imprescindibile è ed è sempre stata la Cardiologia clinica e sportiva. È dal 1994 che la Ferrari ha cominciato a “prendersi cura” dell’assistenza sanitaria della squadra di Formula 1, decidendo poi di non “fermarsi” ed estendendo l’offerta a tutti i suoi dipendenti. Insieme a Fredrick Fernando abbiamo fondato Med-Ex (Medicine & Exercise), partner medico della Scuderia Ferrari, che fa della prevenzione sportiva una “terapia” vera e propria in azienda, cioè il “Corporate Wellness”. La Ferrari ha esteso questo concetto a tutti i dipendenti e quindi è nato il progetto “Formula Benessere Ferrari”. Inoltre questa “formula” ha avuto un effetto trascinamento sulle persone più “pigre”, perché lo sport, a differenza del “mero” esercizio fisico, comporta un aspetto legato alla competizione e al divertimento che ha un effetto positivo sull’aderenza alla pratica sportiva.

Quale è il concetto di salute nel “work site”?
Si è pensato che tali principi legati allo sport fossero un modello da applicare sul territorio e pertanto che per controllare i fattori di rischio “devi agire per forza sul vero territorio dove stani le persone”, e cioè il posto di lavoro, il “worksite”. In USA e Canada questo principio è stato già largamente recepito. Questi programmi di “promozione aziendale” della salute fidelizzano peraltro il dipendente all’azienda.

Come pensa che le aziende italiane potrebbero contribuire alla “salute” dei propri dipendenti?
La prevenzione cardiovascolare di tipo primario sul territorio è difficile da attuare e il posto di lavoro rappresenta un’occasione unica per diffonderne la cultura. È pertanto doveroso che le aziende e, laddove possibile, i governi nazionali attuino una politica di “welfare” che intercetti nella realtà i fattori di rischio cardiovascolare sul territorio. Un progetto tra CONI e l’Università Bocconi, incentrato sulla politica di spesa sanitaria in ambito di esercizio fisico, ha documentato una cospicua riduzione dei costi che gravano sul sistema sanitario nazionale se gli individui incrementano il livello di attività fisica.

Come pensa che le società italiane di Cardiologia e Medicina dello Sport potrebbero davvero promuovere il concetto di “prevenzione”?
Anche la Società Europea di Cardiologia, che nel 2020 ha rilasciato le Linee Guida inerenti la Cardiologia dello Sport, ha recepito tali concetti in ambito di prevenzione. Mi piacerebbe bonariamente “lanciare un concetto polemico”: troppo spesso nei nostri ambulatori si dedica una eccessiva attenzione alla ricerca di ipotetiche patologie rare (spesso “esagerando” in una iperprescrizione di esami, i.e. coroTC o Risonanze Magnetiche Cardiache). Ciò che, invece, serve davvero è la prevenzione, non solo primaria o secondaria mediante l’utilizzo di defibrillatore, ma proprio il controllo ed il monitoraggio dei fattori di rischio cardiovascolare, spesso sotto-diagnosticati e responsabili, invece, di malattie cardiovascolari gravi e spesso con decorso subdolo (i.e. la cardiopatia ischemica silente), soprattutto nello sportivo master. In buona sostanza, parlo di tornare a “essere medico”, cercando di promuovere quanto più possibile la pratica sportiva sul territorio. Questi programmi di “promozione aziendale” della salute fidelizzano il dipendente all’azienda Incrementando il livello di attività fisica, si attua, peraltro, una cospicua riduzione dei costi che gravano sul sistema sanitario nazionale.


Immagine di copertina: 70° Anniversario Ferrari a Monza Dott. Biffi con il socio Dott. Fernando

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