La partita più importante

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La partita più importante

Padre e figlio si ritrovano per affrontare la Vita nel suo atto finale

I due uomini protagonisti, Nando e Sandro, metteranno a nudo le proprie debolezze si confronteranno su verità scomode e mai pronunciate

Marco Missiroli torna in libreria con un romanzo nuovo rispetto ai precedenti, un libro maturo, forte e tagliente, che scava in profondità nei sentimenti e nelle relazioni, tenendo il lettore in una tensione costante dall’inizio alla fine. “Avere tutto” è la storia potente e intima di un padre, Nando Pagliarani, e di un figlio, Sandro (l’io narrante), un quarantenne milanese d’adozione, che torna per alcuni mesi a Rimini a festeggiare il compleanno del padre, ormai rimasto solo dopo la morte della moglie. La trama è scarna, è una storia fatta di pochi avvenimenti, ma densa e che racconta di sentimenti familiari intensi con uno stile intimo e asciutto, con un linguaggio fatto di battute spezzate e di non detti che creano la storia, di dialoghi senza orpelli, al limite della comunicazione. Marco Missiroli decide di ambientare il romanzo nella sua città natale, la Rimini di una vita, dalla quale è andato via a diciannove anni, ma che rimane il luogo intorno a cui ruotano i sentimenti e i ricordi di infanzia. Il fulcro della narrazione ruota intorno ad alcuni temi importanti: in primo luogo il romanzo si concentra sul rapporto, fatto di poche parole, tra padre e figlio, uomini fragili e incompiuti rimasti senza la donna della loro vita, e inoltre sull’accudimento fisico e mentale, sulla grande cura che Sandro offre all’uomo anziano e malato, divenendo così consapevole del fatto doloroso che diventare genitori dei propri genitori è un passaggio obbligato dell’esistenza. L’autore attinge al proprio vissuto per raccontare della malattia del padre e del suo decadimento, frapponendo al tempo presente della narrazione, dei ricordi dolci e intensi sul passato di Nando, amante del ballo, il vero interesse della sua vita, che divenne la passione condivisa con la moglie e che ancora oggi rappresenta per l’uomo un atto di libertà e di ribellione, un territorio neutro in cui potersi esprimere. Nando da ragazzo amava ballare, partecipava anche a delle competizioni e amava vincere, proprio come il figlio Sandro ama vincere al gioco d’azzardo cui dedica gran parte del suo tempo. Sarà nell’incontro tra i due uomini che si giocherà la partita più importante delle loro vite perché padre e figlio dovranno mettere a nudo le proprie debolezze e confrontarsi su temi di importanza esistenziale e su verità scomode e mai pronunciate, comprendendo il loro senso del limite. I primi colloqui tra padre e figlio, nei quali giocano un ruolo importante l’uso e la tonalità del dialetto riminese, vertono soprattutto su questioni economiche, il denaro è un argomento cruciale nei loro scarni discorsi, ma risulta presto evidente che parlare di denaro è solo un modo per parlare d’altro e adombrare questioni segrete e difficili da affrontare; il riavvicinamento tra i due uomini è lento, ma via via che la convivenza prosegue, emergerà un senso di intimità maggiore e un affetto ricco di sollecitudine, preambolo affinché possano schiudersi le porte per affrontare argomenti più importanti. La domanda ricorrente che Sandro si diverte a porre al padre è la seguente: «Dove vorresti essere con un milione di euro in più e parecchi anni in meno?», quesito la cui risposta e l’emozione legata ad essa possono variare a seconda dei momenti della vita. È una domanda che funge da copertura per raccontare molto altro, ovvero le proprie aspirazioni passate (ciò che sarebbe potuto essere) e future (possibilità ancora aperte o immaginazione sulla morte imminente), permettendo così un riavvicinamento e una possibilità di raccontarsi come se si fosse in un gioco, la cui posta però, in questo caso, è la vita stessa. È un libro al maschile fatto di figure reticenti e brusche ma che dialogano tra loro tenendo sempre come punto di riferimento le donne della loro esistenza, che, seppur assenti, cuciono in filigrana e ricompongono la relazione tra padre e figlio. L’intimo e struggente romanzo lirico di Marco Missiroli è un libro concentrato in poche pagine che ci raccontano, in modo commovente, dell’energia della Vita che deborda e passa attraverso la malattia e la morte e ci fa vedere come le passioni spesso diventino ossessioni e debolezze. Avere tutto significa fare la scommessa più grande che ci sia, ovvero dire le cose così come stanno, dirsi la verità su ciò che ci riguarda da vicino come esseri umani.

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