La notizia è arrivata nella serata di giorno 20 marzo, si è diffusa subito in città ed in poco tempo tutte le testate online ci comunicavano della morte del Dott Antonio Butera, l’ex primario della Cardiologia con UTIC dell’ospedale di Lamezia Terme, conosciuto e amato dai suoi concittadini. Per chi non lo conosceva, ha fatto parto della prima Unità Coronarica della Calabria, istituita presso l’Ospedale Civile di Lamezia Terme diretta dal Primario Giuseppe Ferlaino, è stato consigliere dell’Ordine dei Medici e degli Odontoiatri della provincia di Catanzaro e per due mandati ha svolto il ruolo di Presidente Regionale ANMCO Calabria. Aveva da poco attivato, insieme ad altri colleghi, l’ambulatorio solidale “Prima gli ultimi” dove aveva riversato il suo modello di sanità, il paziente al centro della missione del medico che non deve dimenticare le fasce più deboli. Questo impegno lo assorbiva, ci credeva ne aveva fatto una scelta di vita, riteneva che fosse indispensabile perché leggeva con intelligenza le difficoltà del tempo. Sapeva cogliere le debolezze della sua città investendo su quello che gli era più congeniale, affidarsi a quel grande bagaglio clinico-scientifico, dopo quarant’anni di corsia ospedaliera, offrendolo a quella forma vera e trasparente di solidarismo. Il Dott. Butera non era solo questo, era anche un fine intellettuale, la passione per i viaggi lo avevo portato in Israele dove era ritornato molte volte e se ne era innamorato tanto da dedicargli un lavoro editoriale. Aveva capito la fragilità di quel mondo e lo avevo scoperto attraverso lo studio e l’approfondimento della sua storia, era consapevole che il richiamo alla tradizione era forte e ne parlava con grande competenza, consapevole del momento critico e riteneva inoltre che era necessario un impegno internazionale per uno sforzo di riconciliazione e per ritrovare la pace. Poi c’era il suo amore per l’arte, ne sublimava la bellezza sapendone cogliere nella sua delicata rappresentazione ogni sfumatura, delle opere ne conosceva ogni dettaglio ne parlava con sapiente entusiasmo aiutandoti in quel cammino che lasciava ammirazione e sorpresa. Il Dott. Butera e la medicina erano un solido connubio, l’intesa di una vita, una complicità condivisa, l’uso della metodologia clinica come primo approccio, che non tradiva o lasciava fuori la tecnologia perché sapeva bene che conoscere è ben diverso dal riconoscere. Per questo motivo era convinto che in clinica si deve soprattutto riconoscere infatti consigliava quotidianamente ai suoi giovani, nell’esercizio della pratica clinica di osservare e ragionare sottolineando che più l’osservazione è accurata, minuziosa e attenta, più precisa sarà la diagnosi, costruita attraverso un lavoro di “finissima intuizione”. Da queste premesse prendeva corpo il suo profilo di Cardiologo, aveva la sensibilità che il paziente cardiopatico avesse bisogno di un approccio diverso e supportato dalla più moderna tecnologia, aveva intuito l’importanza della Risonanza magnetica, avviata per la prima volta in Calabria ed in poco tempo era riuscito a formare dei giovani che continuano ancora quel lavoro. Il Dott. Butera è stato tante cose insieme, non possiamo ricordarlo solo per la sua attività professionale, tanta era eclettica la sua personalità, ha lasciato un grande vuoto nella sua città ma ancor di più nella sua comunità scientifica, è vero che il tempo passa ma sarà difficile che i suoi allievi possano dimenticare i tanti insegnamenti e con essi possano dimenticarlo.
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“Ospedale” di Franco Arminio