Il GIC è la casa comune della cardiologia italiana in virtù della sua mission formativo-educazionale
Il GIC è una palestra di accrescimento per i giovani cardiologi
Nell’ultima edizione della rubrica ANMCO Talks Young i membri del comitato di coordinamento dell’Area Giovani ANMCO hanno intervistato l’editor del Giornale Italiano di Cardiologia, il dr. Giuseppe Di Pasquale. Di seguito vengono riportati alcuni passaggi dell’intervista.
Qual è il ruolo del GIC nel panorama nazionale ed è prevista per il futuro anche un’edizione in lingua inglese?
“Inizialmente esistevano due riviste, una dell’ANMCO e una della SIC; nel 2000 nasce la Federazione Italiana di Cardiologia (FIC), della quale sono stato Presidente, che decise la fusione dei rispettivi Giornali in un organo ufficiale unico della FIC, l’Italian Heart Journal in lingua inglese e l’Italian Heart Journal Supplement in lingua italiana. Nel 2006 la FIC fece la scelta dell’internazionalità con il varo del Journal of Cardiovascular Medicine (JCM) e dopo un ampio dibattito venne presa la decisione di preservare la rivista in lingua italiana che riacquistava il nome glorioso di Giornale Italiano di Cardiologia. Deve essere chiaro che le due riviste hanno “mission” differenti: il JCM ha quella di pubblicare articoli originali a livello internazionale, il GIC quella di pubblicare a scopo formativoeducazionale e penso che da questo punto di vista abbia raggiunto degli ottimi risultati, arrivando recentemente anche ad ottenere l’attribuzione dell’impact factor.”
Qual è l’articolo pubblicato sul GIC di cui è particolarmente orgoglioso?
“Sono orgoglioso dei 12 articoli pubblicati nel 2021, l’anno in cui ricorreva il cinquantenario della nascita del GIC, per il quale ho deciso che sarebbe stato bello avere una overview su un determinato tema da parte di ”Opinion Leader” che hanno fatto la storia della cardiologia italiana e quindi in ogni numero sono state pubblicate delle rassegne su un determinato argomento, ad esempio il prof. Tavazzi sullo scompenso cardiaco, Gigi Nicolosi sull’imaging, Massimo Santini sull’aritmologia, Alessandro Boccanelli sulla prevenzione cardiovascolare, Paolo Verdecchia sull’ipertensione, Aldo Maggioni sulla ricerca.“
In cosa consiste il processo di approvazione di un articolo sottomesso al GIC?
“La prima cosa che viene fatta dall’insostituibile managing editor che è la dr.ssa Paola Luciolli, è verificare che l’articolo sia aderente alle norme editoriali. Io poi leggo l’articolo e successivamente viene preso in carico da un componente del comitato editoriale per avere una gestione collegiale della rivista che lo affida a tre esperti per la revisione. I commenti e le richieste dei revisori vengono inviati agli autori che devono rinviare entro al massimo un mese il manoscritto revisionato. A questo punto si procede con un nuovo passaggio ai revisori oppure direttamente con l’accettazione e agli autori vengono inviate le bozze da correggere. La pubblicazione sul fascicolo cartaceo dal momento della sottomissione del manoscritto richiede 5-6 mesi ma il lavoro accettato viene messo immediatamente online nelle anticipazioni del giornale e viene indicizzato su Pubmed, quindi l’articolo è citabile”.
Come si diventa Editor di una rivista scientifica?
“Ovviamente bisogna avere un curriculum scientifico significativo in termini di pubblicazioni, di relazioni, ed è molto importante e formativo, a mio parere, avere fatto una buona esperienza di revisore per le riviste scientifiche. L’altra cosa è avere delle esperienze professionali, un pizzico di curiosità di quelle che possono essere le novità e non per ultimo essere disponibili a dedicare tempo a questo tipo di lavoro. Non è una carica onorifica fare l’editor del GIC, è un servizio per la comunità scientifica, che ti può dare sicuramente tante soddisfazioni e la possibilità di conoscere molte persone ma è un impegno e bisogna dedicare tempo e disponibilità rinunciando magari ad altre cose.”
Quali sono le principali novità che ha apportato al GIC da quando è Editor in Chief?
“La novità che ho introdotto nel 2017, l’anno dell’inizio del mio incarico, è la rubrica dei “dieci quesiti in tema di”, successivamente nel giugno 2020 ho inserito una nuova rubrica sull’elettrocardiografia, che è una delle mie principali passioni coltivate insieme all’amico Claudio Rapezzi; nel 2022 ho introdotto i casi di imaging cardiaco integrato del mese ed è solo online, cioè in occasione dell’uscita di ogni fascicolo del Giornale viene presentato nel sito web un caso clinico che partendo dal sospetto clinico e dall’ECG utilizza in modo sequenziale diverse metodiche di imaging cardiovascolare. Un’ ulteriore innovazione introdotta da alcuni anni è la traduzione delle linee guida ESC che risulta tra gli articoli più letti.”
L’ultima domanda è d’obbligo: come vede il GIC in prospettiva futura?
“Su questo sto riflettendo perché proprio in questi giorni mi è stato rinnovato l’incarico per altri due anni; vi chiedo un aiuto sulle novità che vorreste vedere introdotte nel Giornale. In prospettiva futura vedo il GIC in grande crescita, quando iniziai nel 2017 ricordo che fui in grande difficoltà perché non avevo articoli a sufficienza per pubblicare un numero, adesso invece gli articoli che arrivano sono numerosi. Penso che il GIC continui a godere di buona salute e venga apprezzato proprio perché è uno strumento utile per l’aggiornamento professionale.”
La ringraziamo per il tempo che ci ha dedicato ad illustrare il passato, presente e futuro del GIC ma anche per il tempo che dedica al Giornale, punto di riferimento per tutti i cardiologi italiani.
“Grazie a voi, ribadisco che il GIC può essere soprattutto una palestra per i giovani, perché inviare dei lavori, tenuto anche conto che l’asticella è più bassa rispetto alle riviste internazionali, può abituare molto a scrivere, a pubblicare e anche svolgere un’attività di revisore può essere sicuramente molto formativo.” La versione integrale dell’intervista è disponibile sul sito web e sul canale Youtube dell’Associazione.