Cardiologia e Sport: “croce e delizia”

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Cardiologia e Sport: “croce e delizia”

Inauguriamo la rubrica di Cardiologia dello Sport che tratterà gli aspetti “caldi”, più attuali, talora controversi, avvalendosi dell’opinione di specialisti autorevoli di riferimento

L’Italia ha una lunga tradizione in ambito di Cardiologia dello Sport <br>Ancora, però, grandi sforzi vanno fatti per evitare morti improvvise in agonisti e per far guadagnare allo sport il posto che merita nella prevenzione primaria/secondaria e terapia delle patologie metaboliche del terzo millennio

Inauguriamo la rubrica di Cardiologia dello Sport che tratterà gli aspetti “caldi” più attuali, talora controversi, avvalendosi dell’opinione di specialisti autorevoli di riferimento. L’Italia ha una lunga ed eccellente tradizione in ambito di Cardiologia dello Sport ed è uno dei pochi paesi al mondo nei quali la visita medica preventiva d’idoneità agonistica risulti obbligatoria per legge, regolata dal Comitato organizzativo cardiologico di idoneità sportiva (COCIS 2017), in fase di revisione. Questo ha evitato molte morti ed ha importanti risvolti medico-legali. In un panorama nel quale, perciò, l’Italia è “apripista e precursore”, nel 2020 la Società Europea di Cardiologia ha dato alla luce le prime linee guida di «Cardiologia dello Sport», disciplina relativamente “giovane”, con evidenze derivanti dall’esperienza di esperti, singoli trial randomizzati o grandi studi non randomizzati.

1. Quanto spesso nella nostra pratica clinica focalizziamo l’attenzione sullo sport?
Raramente! L’attività fisica ha invece finalità terapeutico/preventive, in prevenzione primaria e secondaria, per i fattori di rischio e malattie cardiovascolari con riduzione della mortalità cardiovascolare, soprattutto considerando l’alta prevalenza di sovrappeso e stile di vita sedentario.

2. Conosciamo i diversi “tipi di sport” e quali possiamo prescrivere ai nostri diversi “tipi di pazienti”?
Richiamiamo alla mente alcuni concetti di fisiologia per distinguere:

  1. il tipo di disciplina “destrezza” (o abilità), “potenza”, “resistenza” (o endurance);
  2. il livello di intensità, in base allo sforzo aerobico/anaerobico; consumo di ossigeno al picco dell’esercizio; frequenza cardiaca massima; durata; ruolo;
  3. esercizi isotonici/isometrici;
  4. aggiustamenti acuti;
  5. adattamenti cronici.

Durante la prestazione per le aumentate richieste metaboliche è necessario l’aumento della pressione arteriosa, tramite l’incremento della gittata cardiaca o delle resistenze periferiche. Gli sport a metabolismo aerobico (di resistenza) agiscono prevalentemente sull’aumento della gittata cardiaca e quindi il precarico, con incremento sia dello spessore/massa cardiaca che del diametro/volume ventricolare sinistro. Gli sport a metabolismo anaerobico (di potenza) agiscono sull’incremento delle resistenze periferiche e quindi il postcarico, aumentando soprattutto la massa cardiaca. Pertanto gli adattamenti cronici provocano cambiamenti strutturali (aumento dello spessore di parete ventricolare sinistro, del diametro della cavità biventricolare; dilatazione biatriale), funzionali (aumento della gittata sistolica, dei parametri tissutali di riempimento diastolico), elettrocardiografici e periferici. Di fronte ad un paziente sportivo, valuteremo quindi se l’ipertrofia, la dilatazione/la ridotta funzione contrattile siano fisiologiche o patologiche.

3. Quale screening prescrivere in un paziente sano asintomatico?
Presupposto della valutazione pre – “sportiva” soprattutto nell’atleta “master” (> 35 anni) è escludere malattia aterosclerotica, come la cardiopatia ischemica silente, tramite il calcolo del rischio di eventi cardiovascolari fatali a dieci anni (Carte del rischio Europee/ Extraeuropee) (età, sesso, fumo, pressione arteriosa e colesterolo totale). Se il paziente vuole intraprendere sport agonistico o ad alta intensità e il rischio cardiovascolare è alto oppure presenta uno stile di vita sedentario va eseguita la valutazione cardiologica comprensiva di test da sforzo massimale con lo scopo di evidenziare ridotta “riserva” coronarica o aritmie sforzo-indotte. Se il rischio è molto alto (diabete; forte familiarità come se con ipercolesterolemia familiare e danno d’organo) è indicato integrare con TC coronarica o test funzionale.

4. Quale esercizio prescrivere in un adulto sano?
Le linee guida europee raccomandano almeno 150 minuti a settimana di attività fisica aerobica di resistenza (es. passeggiata veloce; corsa; nuoto; bicicletta) di intensità moderata (per esempio mezzora al giorno per cinque giorni), oppure 75 minuti ad alta intensità, avendo cura di incrementare progressivamente1.

5. Ci sono limitazioni sportive nell’anziano?
Per gli “over 65” con buona performance è consigliato lo stesso esercizio degli adulti. Ciò migliora anche la competenza neuromuscolare e la funzione cognitiva.

6. Quale esercizio in presenza di fattori di rischio cardiovascolari?
In presenza di ipertensione arteriosa, diabete mellito o obesità aggiungere un allenamento di resistenza almeno tre volte a settimana riduce ulteriormente il rischio cardiovascolare.

7. In conclusione, qual è il ruolo del Cardiologo Clinico e dello Sport nella prescrizione di attività sportiva nello
sportivo amatoriale e nell’ agonista?

In primis, evitare eventi avversi nei giovani agonisti che svolgono attività fisica a scopo competitivo con strategie di screening per morte cardiaca improvvisa (cardiomiopatie, canalopatie, anomalie coronariche, cardiopatie acquisite). La maggior parte degli “sportivi” pratica però in modo amatoriale con finalità ricreativa e, a differenza degli agonisti “giovani”, presenta fattori di rischio per malattia aterosclerotica (es. coronaropatia). Sussiste perciò la necessità di bilanciare i benefici sportrelati con il rischio di aritmie maligne o morte cardiaca improvvisa in pazienti con malattia cardiovascolare definita o possibile, che l’esercizio potrebbe «triggerare». In linea con la “Good clinical practice” durante la visita vanno fornite ed incoraggiate sia spiegazioni sul tipo e modalità dell’esercizio fisico prescritto, sia informazioni dettagliate sul rischio di eventi avversi. Il “report” medico conclusivo dovrebbe riportare le prescrizioni, gli eventuali divieti, oggetto della valutazione, le decisioni condivise tra cardiologo e paziente sportivo, con autonomia relativa da parte dell’individuo di discostarsi dalle indicazioni. Obiettivo fondamentale è promuovere l’esercizio fisico sia su “scala individuale”, sia per mezzo delle società scientifiche cardiovascolari.


1 Piepoli MF et al 2016 European Guidelines on cardiovascular disease prevention in clinical practice

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