I Medici scrittori sono molti, tanti bravi, alcuni famosi… <br>E i Cardiologi scrittori?

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I Medici scrittori sono molti, tanti bravi, alcuni famosi…
E i Cardiologi scrittori?

Che vi sia una “correlazione positiva” tra medici e scrittori è storia della letteratura. Il ruolo predittivo della specializzazione invece non è facile da identificare e quindi non sappiamo se tra i cardiologi, rispetto ad altre specialità, ci siano più scrittori o viceversa, e se esserlo aggiunga qualcosa all’esercizio della scrittura. Una cosa è certa, come ci mostra la colta ed appassionata introduzione preparata dal Dottor Gabriele Bronzetti, esempio di noto cardiologo che con brillanti risultati concilia l’attività ospedaliera al S. Orsola di Bologna, con quella di columnist, scrittore e saggista, intrecciando divulgazione scientifica a letteratura, filosofia ed etimologia. E cioè, che il filo rosso che lega un medico alla scrittura non è casuale o solo virtuale, ma è più profondo, perfino più aggrovigliato di quanto potremmo immaginare. Le riflessioni offerte da Gabriele Bronzetti aprono una nuova Rubrica dal titolo “Cardiologi Scrittori” che ospiterà nei prossimi numeri un breve racconto o un estratto da manoscritti più ampi, con ambientazione prevalentemente “medica”, di real-world ospedaliero e non solo, comunque scritto o scelto dall’autore per questa Rubrica.
Gli Autori sono noti scrittori-cardiologi (o cardiologi-scrittori), Soci ANMCO, alcuni già con una conosciuta e lunga storia editoriale “professionistica”, e nello stesso tempo cardiologi altrettanto riconosciuti. Basti leggere le brevi note biografiche da loro aggiunte. A tutti anticipiamo il nostro vivo ringraziamento per la loro disponibilità e collaborazione. Non potremo coinvolgere tutti i cardiologi che rientrano a pieno titolo nella lunga lista dei medici scrittori. Tuttavia leggendo quanto vi andremo a proporre con una buona dose di curiosità, che non è una dote irrinunciabile soltanto del bravo medico e del bravo scrittore come sottolineato da Bronzetti, ma anche dell’attento lettore, forse riusciremo a scoprire se la cardiologia sia un bias significativo o meno nei confronti della scrittura. Rimane quello che è, almeno per me, un amichevole mistero: come siano riusciti o riescano a trovare il tempo di scrivere così bene tra guardie notturne e festive, ambulatori, consulenze, riunioni e convegni, budget e “aziendalizzazione”. Ma questa, come si usa scrivere quando non si hanno indizi e si deve concludere … è un’altra storia.

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