La nuova rubrica dell’Area CardioGeriatria
Uno strumento di aiuto e aggiornamento da utilizzare sia in corsia che in ambulatorio nella gestione dei pazienti anziani fragili
Galeotto fu il “tè delle Aree” alla riunione ANMCO al Congresso Nazionale che ha ispirato la realizzazione di una rubrica a cura dell’Area CardioGeriatria. La scelta del titolo è in accordo con l’approccio che questa vorrebbe avere nel proporre, in modo istantaneo, argomenti che possano essere utili nella pratica quotidiana. L’idea di realizzare una rubrica consultabile attraverso il sito web dell’ANMCO è maturata quasi contemporaneamente in tutti i membri del gruppo, probabilmente per la forte presa di coscienza di quali difficoltà ci siano nel gestire una categoria di pazienti molto particolare ma soprattutto insufficientemente esplorata. Volevamo fornire uno strumento di rapida consultazione che potesse dare aiuto e aggiornamento da utilizzare sia in corsia che in ambulatorio a chi si deve prendere carico di pazienti anziani. Il nostro gruppo è composto da Cardiologi e Geriatri che, lavorando insieme, si sono resi conto del fatto che, spesso, il Cardiologo segue iter di diagnosi e cura tarati sulla popolazione di età media ma che rischia di essere poco efficace sul paziente anziano. I Geriatri utilizzano una varietà di scale di valutazione della fragilità che ci possono indicare quanto il singolo paziente con un certo grado di “fragilità” sia lontano da una condizione di paziente robusto. Nella realtà la condizione di fragilità, e quanto questa possa incidere sulle indicazioni alle procedure interventistiche e terapeutiche rispetto al paziente non anziano, non è così univoca e lascia aperte ancora troppe incertezze. D’altra parte, le attuali linee guida ci vengono poco incontro perché, generalmente, i pazienti anziani sono sotto rappresentati. La nostra rubrica intende attingere dalle linee guida, conoscendone i limiti, dai dati di letteratura e dalla pratica clinica per condensare il tutto in indicazioni di pronto uso su diversi argomenti. Oggi, grazie al miglioramento delle diagnosi e all’ottimizzazione delle terapie, la vita media delle persone è decisamente aumentata ma, di contro, aumentano le comorbilità; per cui si dovrebbe in parte adottare quello che, spesso, avviene nei pazienti oncologici i quali, grazie alle migliori terapie e alla creazione di team multidisciplinari, hanno aspettativa di vita più lunga e migliore. Questa, ad oggi, è una sfida ardua perché siamo di fronte ad un paziente sempre più fragile e più complesso. Il razionale della rubrica è proprio quello di aiutare nella gestione del paziente anziano, fragile e complesso nel modo più competente possibile, consci delle ancora poche conoscenze a fronte di una popolazione anziana che sta crescendo. A volte ci si trova di fronte ad un paziente fragile, anziano, con insufficienza renale che va incontro ad aritmie, tra cui la fibrillazione atriale, con la necessità di un trattamento anticoagulante che può avere i suoi benefici ma anche dei rischi aggiuntivi. Altro tema è quello dello scompenso cardiaco in cui mettere insieme tutti e quattro i pilastri a bordo, come le linee guida indicano, in un paziente estremamente fragile, spesso affetto da insufficienza renale e con kaliemia ai limiti superiori, è una impresa ardua. Spesso si deve affrontare la gestione dei pazienti anziani con SCA con comorbilità, con la difficile scelta di sottoporlo o meno a procedura interventistica e con la problematica della duplice terapia antiaggregante in un paziente a rischio di sanguinamento. Sempre più spesso ci troviamo di fronte ad un grande dilemma quello dei pazienti estremamente fragili con QRS largo e FE ridotta che hanno indicazione all’impianto ICD, procedura che non è scevra da rischi e anche da risvolti medico legali. Anche le valvulopatie severe nel paziente estremamente anziano sono una sfida giornaliera essendo molto alto il rischio chirurgico, ma non del tutto assente il rischio di procedure di Mitraclip o TAVI. Verrà affrontato il tema dell’ipertensione nell’anziano con le problematiche specifiche e del delirium, la cui prevalenza più alta è tra gli individui anziani ospedalizzati (70-87%). Cercheremo in letteratura le indicazioni che ci guidino nei comportamenti più corretti per la gestione ottimale di tali pazienti, informando i caregiver sui reali rischi e benefici della terapia proposta. La Cardiogeriatria tende al mantenimento del benessere psicofisico e relazionale, pur in presenza di pluripatologie; oltre al trattare la malattia, che rimane essenziale, ha l’obiettivo di attuare interventi di prevenzione in grado di minimizzare i principali fattori di rischio, promuovere adeguati stili di vita, favorendo l’accesso ai servizi e l’integrazione del soggetto nel proprio contesto sociale. Il ruolo del Cardiologo geriatrico è ormai fondamentale nell’eseguire una valutazione geriatrica completa, in collaborazione con un team multidisciplinare, per trattare il paziente con le sue malattie nella loro totalità, con la sua politerapia, con la sua fragilità e con disturbi cognitivi riscontrati in questa fascia di età. È inoltre auspicabile promuovere un invecchiamento per quanto più possibile in buona salute, in particolare in relazione alla prevenzione delle malattie cardiovascolari e alla gestione adeguata dei fattori di rischio negli anziani, anche diffondendo programmi di sanità pubblica e istruzione. Ad oggi è importante non solo trattare al meglio questa popolazione sempre più in aumento, ma anche conoscere i meccanismi che determinano un aumento delle malattie cardiovascolari nell’età avanzata, per implementare sia la prevenzione sia la diagnosi precoce.