Intervista al Dott. Alessandro Inno, Oncologo e componente dell’Area CardiOncologia ANMCO
La nuova Area CardiOncologia ANMCO si apre alle collaborazioni esterne
A distanza di tre mesi dalla nascita delle nuove Aree di ANMCO, sono già numerose le novità proposte: entusiasmo e voglia di fare non mancano e fanno da volano per le nostre iniziative. Ma fra tutte, ritengo che la più interessante ed innovativa, per un certo verso, sia quella di aver trasferito nel nostro team lo spirito di collaborazione multidisciplinare che è insito nel concetto di Cardioncologia. Del resto la semantica non inganna: la Cardio-Oncologia deriva proprio dalla fusione di due discipline, la Cardiologia e l’Oncologia, che sempre più spesso sono protagonisti principali della presa in carico globale del paziente oncologico.
Il bisogno del confronto multidisciplinare
Infatti sin dagli anni ‘60 il bisogno di multidisciplinarietà nella gestione del paziente oncologico ha rappresentato un bisogno clinico assoluto, nel mentre si dimostrava come le antracicline, al di là della loro efficacia nel trattare le malattie oncoematologiche dell’età pediatrica, fossero capaci di aumentare significativamente, a distanza di molti anni, l’incidenza di complicanze proprio a carico dell’apparato cardiovascolare. Purtroppo però fino a pochi anni fa questo bisogno è rimasto inespresso ed ancora oggi in molti Ospedali il dialogo tra specialisti diversi è complicato e non sempre considerato una regola operativa nonostante il numero dei pazienti oncologici lungo-viventi e guariti dal cancro, ce lo dicono i dati AIRTUM derivanti dai Registri Tumori Italiani, sia in costante e notevole incremento. L’Area CardiOncologia ANMCO ha ritenuto di dover tradurre in pratica le indicazioni delle Linee Guida ESC 2022 circa il coinvolgimento degli oncologi nelle decisioni terapeutiche che spesso ci troviamo ad affrontare per i pazienti più ad alto rischio, invitando nel nostro gruppo un oncologo abituato al dialogo e alla condivisione: il dott. Alessandro Inno.
Presentiamo il nostro Collega
Alessandro lavora all’IRCCS “Ospedale Sacro Cuore Don Calabria” di Negrar di Valpolicella (VR) e si occupa principalmente di neoplasie polmonari. Ho pensato quindi di intervistarlo per conoscere il suo parere sui nostri programmi e condividere con lui alcuni concetti basilari in Cardioncologia.
Caro Alessandro, prima di tutto benvenuto tra noi. Cosa ne pensi di questa tua presenza in un gruppo di lavoro di un’altra branca specialistica?
Ciao Stefano, per me è un onore essere stato coinvolto nell’Area CardiOncologia ANMCO. Innanzitutto grazie a voi tutti per la bella accoglienza: fin dalla prima riunione mi avete fatto subito sentire parte di una squadra. Credo e spero che la presenza di un oncologo possa essere un valore aggiunto perché solo grazie al confronto e alla collaborazione tra Cardiologi ed Oncologi, possibilmente anche con una contaminazione reciproca di alcune competenze proprie delle singole branche specialistiche, si possa realizzare l’interdisciplinarietà che è alla base della cardio-oncologia. Affronto questo incarico desideroso di imparare da voi Cardiologi la gestione ottimale delle problematiche cardiovascolari dei pazienti oncologici, ed allo stesso tempo spero di riuscire a portare nel gruppo di lavoro la mia visione di oncologo medico soprattutto in un’epoca nella quale, grazie agli sforzi della ricerca, si stanno rendendo disponibili tanti nuovi farmaci capaci di aumentare significativamente l’aspettativa di vita dei nostri pazienti, ma di cui dobbiamo saper gestire bene le possibili complicanze, sia precoci che tardive o croniche, incluse quelle cardiovascolari.
Per quale aspetto ritieni che l’approccio multidisciplinare in oncologia sia vincente?
L’approccio multidisciplinare (o, meglio ancora, interdisciplinare) è fondamentale in oncologia. Nella maggior parte degli Ospedali infatti sono ormai consolidati i Gruppi Oncologici Multidisciplinari (GOM) per le diverse neoplasie, che comprendono le principali figure specialistiche impegnate nella gestione dell’iter diagnosticoterapeutico. Diverse evidenze suggeriscono come la discussione dei casi al GOM faciliti il processo decisionale, aumenti l’aderenza alle linee guida e, in definitiva, migliori la qualità dell’assistenza ai nostri pazienti, soprattutto in quei casi in cui è necessario un trattamento multi-modale. In quest’ottica, il confronto tra Cardiologo ed Oncologo non deve rappresentare un ostacolo alla terapia oncologica, ma una maggiore sicurezza nell’offrire a ciascun paziente il miglior trattamento oncologico, gestendo contestualmente le possibili complicanze dal punto di vista cardiovascolare.
Come pensi di poter fornire il tuo contributo alla crescita dell’Area e con quali prospettive?
È la prima volta per me nell’Area, quindi per me è tutto nuovo e sto cercando di capire come poter dare un valido contributo. Fin dalla prima riunione del gruppo ho percepito grande energia e voglia di fare da parte di tutti, e sono rimasto piacevolmente contagiato da tutto ciò, per cui sono pronto a contribuire a tutte le bellissime iniziative che sono state proposte nel cronoprogramma (in termini di ricerca, attività divulgativa ed editoriale), portando la mia esperienza professionale e l’entusiasmo personale. Grazie Alessandro per la tua preziosa collaborazione. Del resto noi dell’Area CardiOncologia pensiamo che aprirsi al dialogo tra specialisti sia una necessità imprescindibile. Il paziente ha bisogno di essere curato in quanto tale e non in quanto “portatore di malattia” e la sua qualità di vita anche a distanza di anni dalla fine delle terapie, quando la parola “guarigione”, prima solo sognata, assume contorni sempre più nitidi, è un nostro preciso obiettivo in quanto Medici. Insieme possiamo fare in modo che la domanda di salute dei pazienti oncologici trovi attuazione in protocolli sempre più condivisi, in visite collegiali, in programmi di follow up personalizzati e rispettosi delle esigenze di una vita dopo il cancro sempre più libera dalle paure non solo del cancro stesso ma anche delle tossicità delle terapie.