Le nuove terapie contro l’invecchiamento
In questo editoriale della serie NEXT, parliamo di come una serie di nuove scoperte indicano che il principale meccanismo di ringiovanimento delle cellule, l’autofagia, possa essere stimolato dalla restrizione calorica o da una serie di integratori alimentari che stanno dando risultati molto interessanti in studi clinici controllati
Una leggenda vuole che Ponce de Leon, uno dei luogotenenti di Colombo che lo accompagnò nel suo secondo viaggio verso il Nuovo Mondo nel 1493 per divenire poi il primo Governatore di Porto Rico, successivamente intraprese un viaggio di esplorazione tra continente e isole dei Caraibi per cercare quella che veniva indicata come la Fonte dell’Eterna Giovinezza. Si trattava di un mito molto diffuso nel medioevo in Europa, secondo il quale esisteva una sorgente d’acqua prodigiosa in grado di restituire giovinezza e salute perdute.
Nel suo girovagare, Ponce de Leon non trovò la Fonte, ma di fatto fu il primo Europeo, nel 1513, a sbarcare in Florida, che fu quindi assoggettata al potere della Spagna. Di fatto, l’acqua che dona l’eterna giovinezza l’hanno cercata un po’ tutti nella storia dell’umanità, un mito menzionato già da Erodoto, che parla di una sorgente sotterranea situata in Etiopia, accennato dal Vangelo secondo Giovanni quando descrive la Piscina di Betzaeta, luogo dove si raccoglievano “infermi, ciechi, zoppi e paralitici” per sperare nelle virtù miracolose delle acque ed in cui Gesù donò la guarigione ad un uomo paralizzato, e ripreso poi dalla leggenda dell’elisir di lunga vita, al centro dell’alchimia medioevale in Europa, ma anche in Cina ed in India.
Se l’invecchiamento e la morte hanno quindi da sempre rappresentato le paure più arcane ed al contempo ineludibili della specie umana, ecco che oggi i meccanismi biologici che stanno alla base di questi processi diventano progressivamente affrontabili in termini molecolari.
Lo scorso mese si è tenuto a Nara, in Giappone, il meeting mondiale dell’International Society of Heart Research (ISHR), la società scientifica per la ricerca sperimentale per le malattie del cuore. La sessione di apertura del convegno è stata dedicata proprio al problema dell’invecchiamento del cuore e di come riuscire a rallentarlo.
Il problema principale del cuore è che i cardiomiociti smettono di proliferare al momento della nascita, per ragioni che peraltro non comprendiamo ancora bene, e rimangono quindi gli stessi per tutto il corso della vita. Diversi dati genetici e sperimentali nell’uomo indicano che un individuo di 70 anni ha più del 50% dei cardiomiociti del suo cuore che sono gli stessi di quelli con cui è nato, un dato formidabile se si considera che queste cellule sono sottoposte a un lavoro meccanico ed elettrico continuo nel corso della vita.
Situazioni analoghe avvengono anche in molti altri organi, a partire dal cervello. Visto che le cellule di questi organi non possono riprodursi, come si mantengono funzionali per tutta la vita? A ringiovanirne il contenuto è deputata l’autofagia, un meccanismo fisiologico che elimina le componenti danneggiate o invecchiate, in particolare i mitocondri invecchiati che generano molecole tossiche con attività ossidativa. La scoperta dell’autofagia ha valso il premio Nobel a Yoshinori Ohsumi, un ricercatore giapponese, nel 2016.
L’obiettivo, quindi, ora diventa quello di stimolare in qualche maniera l’autofagia. La maniera più efficace di farlo è quella di affamare le cellule, in modo che queste siano costrette spontaneamente a riciclare il proprio contenuto. Di fatto, è proprio questo uno dei principali meccanismi che spiegano l’azione anti-invecchiamento della restrizione calorica, ovvero un’alimentazione più povera del 15-20% rispetto a quella considerata ideale – immaginate di lasciare nel piatto ad ogni pasto circa 1/5 della porzione che dovreste mangiare.
La restrizione calorica riduce i livelli di glucosio e colesterolo, rallenta i meccanismi di decadimento di virtualmente tutti gli organi, e allunga in maniera notevole la vita in tutte le specie in cui è stata provata, incluse le scimmie. Nel cuore, la restrizione calorica induce autofagia nei cardiomiociti e li mantiene tonici e funzionali.
Ma mangiare stabilmente il 20% in meno del dovuto è molto difficile. In uno studio condotto qualche anno fa negli Stati Uniti, soltanto poco più del 10% di un gruppo di individui sani di mezza età cui era stato chiesto di sottoporsi alla restrizione calorica era riuscito a mantenerla per più di un anno. Come ben sanno tutti quelli che si sottopongono a una dieta, il nostro cervello fa molta fatica ad adattarsi a una situazione volontaria di sottoalimentazione, perché di fatto è stato programmato per cercare il cibo e accumulare energia sotto forma di grasso, non per evitarlo.
A Nara si è discusso di come una serie di cibi o di integratori alimentari possano di fatto stimolare l’autofagia nelle cellule del cuore senza dover costringere le persone alla fame. Una delle molecole studiate è la spermidina, una poliamina naturale che è particolarmente ricca nei germi di grano, nei semi di soia, nei formaggi stagionati e nei funghi, oppure può essere comperata in forma purificata come supplemento alimentare.
Molti studi ormai mostrano come la spermidina possa esercitare una serie di effetti benefici, tra cui diminuire gli stati infiammatori (l’infiammazione è una delle condizioni che più stimolano il deterioramento cellulare e l’invecchiamento). Una seconda classe di integratori ha come obiettivo quello di aumentare i livelli di una piccola molecola chimica chiamata NAD+, che serve come co-fattore di diversi processi biochimici protettivi nelle cellule, e che diminuisce progressivamente con l’età.
Il NAD+ non può essere somministrato come tale, perché non sarebbe assorbito nell’intestino, ma viene generato assumendo alcune molecole precursori, componenti naturali della vitamina B3, come la nicotinamide. Un integratore molto popolare negli Stati Uniti associa la nicotinamide riboside ad un’altra molecola, lo pterostilbene, presente nella buccia dei frutti rossi e nel vino, che avrebbe una funzione sinergica.
Il giro d’affari per i supplementi alimentari per rimanere giovani è ormai miliardario, stimato intorno a 4,47 miliardi di dollari nel 2024, con una proiezione in crescita di circa l’8% all’anno nei prossimi 5 anni. Non sorprende, considerando che nel vicino 2030 ci sarà almeno un miliardo di persone sulla Terra con 65 anni o più, fino a raggiungere 2,5 miliardi entro la fine del secolo.♥