La rivoluzione digitale è davvero  rivoluzionaria?

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La rivoluzione digitale è davvero rivoluzionaria?

Ho letto con interesse l’articolo “Innovazione o Tradizione?” di Mario Chiatto, introdotto da Giuseppe Di Tano, pubblicato nel precedente numero di “Cardiologia negli Ospedali”. La lettura è da sempre considerata uno strumento di apprendimento, intrattenimento ed esercizio. “Prendendo in prestito” le splendide parole di due illustri intellettuali del nostro Novecento: «Il libridinoso lo si riconosce da come rallenta davanti ad una libreria: non appena avverte la presenza di una grossa concentrazione di carta stampata, si blocca, dà uno sguardo morboso alla vetrina, vorrebbe allontanarsi ma non ce la fa, esita ancora un poco, poi alla fine, gettata la spugna, entra e si precipita verso il banco. Amare un libro, non solo per il contenuto, ma soprattutto per la sua fisicità, per il suo essere materia tangibile, è una malattia come un’altra. Per gli individui affetti da questo morbo il libro, una volta letto, cessa di essere una delle tante copie in circolazione di un testo e diventa parte integrante del proprio corpo e, come tale, non può essere più ceduto in prestito a nessuno. Chiedermi un libro in prestito è come farmi uno sgarbo» (Luciano De Crescenzo – “Caffè sospeso”)¹. «I libri da leggere non potranno essere sostituiti da alcun aggeggio elettronico. Sono fatti per essere presi in mano, anche a letto, anche in banca, anche là dove non ci sono spine elettriche, anche dove e quando qualsiasi batteria si è scaricata, possono essere sottolineati, sopportano orecchie e segnalibri, possono essere lasciati cadere per terra o abbandonati aperti sul petto o sulle ginocchia quando ci prende il sonno, stanno in tasca, si sciupano, […] ci ricordano che non li abbiamo ancora letti, si leggono tenendo la testa come vogliamo noi, senza imporci la lettura fissa e tesa dello schermo di un computer, amichevolissimo in tutto salvo che per la cervicale. […] Il libro da leggere appartiene a quei miracoli di una tecnologia eterna di cui fan parte la ruota, il coltello, il cucchiaio, il martello, la pentola, la bicicletta…» (Umberto Eco – “La bustina di Minerva”)². 

La rivoluzione digitale, che ha investito gli ultimi decenni, ha profondamente modificato, invece, la modalità di aggiornamento e studio. La tecnologizzazione mette a disposizione una mole immensa di dati che non sempre siamo in grado di comprendere e “metabolizzare”. Tant’è che i bambini nati negli ultimi anni hanno progressivamente imparato ad usare prima i dispositivi elettronici che a “parlare”! Ciò ha contribuito a cambiare radicalmente gli stili di vita, portando ad un aumento del tempo trascorso sulle “piattaforme” e ad una diminuzione dei momenti dedicati alla lettura, al contatto fisico con il libro (materia viva!) e, a volte, ad una maggiore tendenza all’isolamento. Questo cambiamento ha impatti profondi su tutte le fasce d’età, inclusa la adulta-anziana (non si iniziava col “piede giusto la giornata”, leggendo il quotidiano al bar e discutendo con gli altri avventori di attualità, politica o sport?). Per la peculiare importanza dell’apprendimento nell’età evolutiva, fase “critica” dello sviluppo cerebrale, sono stati condotti vari studi per individuare un eventuale nesso causale deteriore tra l’uso dello schermo e la salute mentale. De facto, rimane poco chiaro se l’utilizzo del dispositivo elettronico sia la causa diretta degli esiti osservati. Alcuni dati raccolti su 12.000 preadolescenti (9-13 anni) provano che apprendimento, comportamento e volume cerebrale possano essere influenzati negativamente dall’esposizione allo schermo (i.e.: guardare programmi televisivi/film; guardare video; giocare ai videogiochi; inviare messaggi su un cellulare/tablet; visitare siti di social network; videochiamata) e positivamente dal tempo dedicato alla lettura in un follow-up di due anni³. La lettura influenza positivamente alcune variabili neurocognitive, quali l’abilità linguistica, l’appropriatezza terminologica, la ricchezza del vocabolario, la capacità di riprodurre verbalmente le parole lette, la memoria a lungo termine di tipo episodico³. 

 

Catrin Welz-Stein è una artista tedesca di grande talento, riconosciuta a livello mondiale per le sue creazioni di “surrealismo digitale”

L’uso prolungato dei tablet/PC/TV può alterare alcuni aspetti del comportamento, cioè: atteggiamenti introversi e tendenti all’isolamento, depressione, disturbi psicosomatici, alterazioni dell’attentività e del pensiero, aggressività³. L’uso dei presidi tecnologici può avere un effetto involutivo sul volume cerebrale in aree cognitive quali la visiva, sensitivo-motoria, prefrontale, temporale, il putamen, mentre la lettura risulta positivamente associata ad un incremento volumetrico nelle aree inferoparietale, temporale, frontale e prefrontale, insula e nucleo caudato³. Anche a parità di effetto positivo sul volume cerebrale da parte di alcune attività quali guardare programmi televisivi/film e leggere, solo quest’ultima sembra poter favorire lo sviluppo di aree cerebrali specifiche altrimenti “sopite”³. Non da meno della lettura, però, la visione di alcuni tipi di programmi/film può contribuire ad un netto incremento delle abilità linguistiche³. Anche nell’adulto l’esposizione continuativa al dispositivo elettronico provoca alterazioni neuropsicologiche, quali la riduzione dell’attenzione, della concentrazione e del funzionamento esecutivo⁴. Pertanto, i risultati indicano che l’uso degli schermi provoca effetti sia diretti che indiretti sullo sviluppo e la funzione cerebrale. È importante perciò monitorare l’uso dei media ed i cambiamenti associati nelle abitudini derivanti dall’esposizione ai media, senza demonizzazione, ma adottando, nell’era digitale, misure proattive per promuovere lo sviluppo e il mantenimento sano delle giovani, e meno giovani, menti³. È auspicabile che le soluzioni frutto dell’ingegno dall’Essere Umano riescano a “tenere testa” alla mera Tecnologia/Tecnocrazia (ogni riferimento all’Intelligenza Artificiale è… puramente voluto). Realisticamente si potrebbe “armoniosamente” associare l’utilizzo dello schermo al “vecchio caro foglio di carta” in una sincretica fusione di “stili” perché, a mio parere, toccare è (ancora) capire! Che ne pensate?♥

Mingyang Li et al. Adv Sci (Weinh) 2024 Mar;11(11): e2307540 Causal Relationships Between Screen Use, Reading, and Brain Development in Early Adolescents

Bibliografia

  1. Luciano De Crescenzo – Caffè sospeso
  2. Umberto Eco – La bustina di Minerva, Bompiani
  3. Mingyang Li et al. Adv Sci (Weinh) 2024 Mar;11(11): e2307540 Causal Relationships Between Screen Use, Reading, and Brain Development in Early Adolescents
  4. L. Moshel Michoel et al. Neuropsy- chology Review (2024) 34:791 – 822 Neuropsychological Deficits in Disor- dered Screen Use Behaviours: A Sys- tematic Review and Metaanalysis

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